venerdì 18 aprile 2014

La Spagna vieta l'uso dei droni in agricoltura


Il Ministero spagnolo per lo Sviluppo Economico, attraverso l'Agenzia di Stato per la Sicurezza Aerea (EASA) ha vietato l'uso di droni ad uso civile, agricoltura compresa.

Mercoledì 9 aprile 2014 l'EASA ha pubblicato una nota affermando che "in Spagna non è consentito l'uso di droni per applicazioni civili".

Questo regolamento emanato dall'Agenzia di Stato per la Sicurezza Aerea rischia di lasciare l'agricoltura spagnola impantanata nel passato, quando nella maggior parte degli altri paesi l'uso di droni non solo è permesso, ma addirittura incoraggiato.

La norma pubblicata dall'EASA specifica che è possibile acquistare droni con fotocamere incorporate, GPS o sistemi di radiocontrollo, ma che non è possibile utilizzarli per attività professionali o commerciali.

Contraria alla normativa UE
Le regole emanate dal Ministero spagnolo per lo Sviluppo Economico potrebbero però essere in conflitto con il diritto comunitario. La Commissione Europea (CE) ha proposto di introdurre nuove e più severe regole per disciplinare le operazioni che prevedano l'impiego di droni civili (RPV), sia nel settore agricolo che in tutti gli altri campi d'applicazione.

L'obiettivo è quello di consentire all'industria europea di diventare leader mondiale in questo mercato tecnologico emergente e allo stesso tempo assicurare che siano prese tutte le garanzie necessarie.

Fonte: Hortoinfo

lunedì 7 aprile 2014

Il consumo di suolo non rallenta: +720 kmq in tre anni


  
Nonostante la crisi, il cemento ‘viaggia' a 8 mq al secondo, Napoli, Milano e Torino sono i comuni piu' cementificati. Tutti i dati nel report Ispra 

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Pubblicato sul Canale Argomenti il 27 marzo 2014

Non accenna a diminuire, anche nel 2012, la superficie di territorio consumato: ricoperti, negli ultimi 3 anni, altri 720 km2, 0,3 punti percentuali in più rispetto al 2009, un’area pari alla somma dei comuni di Milano,Firenze, Bologna, Napoli e Palermo. In termini assoluti, si è passati da poco più di 21.000 km2 del 2009 ai quasi 22.000 km2 del 2012, mentre in percentuale è perso il 7,3% del nostro territorio.Nonostante la crisi, la velocità con cui si perde terreno, contrariamente alle aspettative, non rallenta e continua procedere al ritmo di 8 m2 al secondo. Ma non è solo colpa dell’edilizia.
In Italia si consuma suolo anche per costruire infrastrutture, che insieme agli edifici ricoprono quasi l’80% del territorio artificiale - strade asfaltate e ferrovie 28% - strade sterrate e infrastrutture di trasporto secondarie 19% -, seguite dalla presenza di edifici (30%) e di parcheggi, piazzali e aree di cantiere (14%).
A segnalare l’avanzata del cemento a discapito delle aree naturali e agricole è l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) che, per la prima volta con un report, ricostruisce l’andamento - dal 1956 al 2012 - del consumo di suolo in Italia. Analizzando i valori relativi alla quota di superficie consumata, l’indagine rappresenta uno strumento per l’individuazione di strategie utili a contrastare le minacce dovute alle attività antropiche.
Per quanto riguarda l’impatto climatico, la cementificazione ha comportato dal 2009 al 2012l’immissione in atmosfera di 21 milioni di tonnellate di CO2 - valore pari all’introduzione nella rete viaria di 4 milioni di utilitarie in più con una percorrenza di 15.000 km/anno - per un costo complessivo stimato intorno ai 130 milioni di euro.
A livello regionale, Lombardia e Veneto, con oltre il 10%, mantengono il “primato nazionale” della copertura artificiale, mentre Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia si collocano tutte tra l’8 e il 10%. I comuni più cementificati d’Italia rimangono Napoli (62,1%), Milano (61,7%), Torino (54,8%), Pescara (53,4%), Monza(48,6%), Bergamo (46,4) e Brescia (44,5).
La trasformazione del suolo agricolo in cemento non produce impatti solo sui cambiamenti climatici, ma anche sull’acqua e sulla capacità di produzione agricola. In questi 3 anni, tenendo presente che un suolo pienamente funzionante immagazzina acqua fino a 3.750 tonnellate per ettaro - circa 400 mm di precipitazioni - per via della conseguente impermeabilizzazione abbiamo perso una capacità di ritenzione pari a 270 milioni di tonnellate d’acqua che, non potendo infiltrarsi nel terreno, deve essere gestita.
In base ad uno studio del Central Europe Programme, secondo il quale 1 ettaro di suolo consumato comporta una spesa di 6.500 euro (solo per la parte relativa al mantenimento e la pulizia di canali e fognature), il costo della gestione dell’acqua non infiltrata in Italia dal 2009 al 2012, è stato stimato intorno ai 500 milioni di euro. Ancora, il consumo di suolo produce forti impatti anche sull’agricoltura e quindi sull’alimentazione: se i 70 ettari di suolo perso ogni giorno fossero coltivati esclusivamente a cereali, nel periodo 2009-2012 avremmo impedito la produzione di 450.000 tonnellate di cereali, con un costo di 90 milioni di euro ed un ulteriore aumento della dipendenza italiana dalle importazioni.
I ricercatori dell’Ispra hanno inoltre messo a punto un’applicazione per individuare nuove zone consumate. Attraverso uno smarthphone, basta inserire coordinate e foto per vederle subito on line sulla mappa dell’Ispra (www.consumosuolo.isprambiente.it).

sabato 5 aprile 2014

ALLERTA PERONOSPORA DELLA VITE


Allerta rivolta ai viticoltori, se sul vostro vigneto si verificano le seguenti condizioni vi consiglio di effettuare dei trattamenti antiperonosporici, con prodotti a base di rame:
  1. lunghezza dei germogli superiore a 10 cm
  2. temperature superiori ai 10°C
  3. umidità superiore a 10 mm
In quei terreni dove i mezzi agricoli non possono temporaneamente accedere è consigliabile fare i trattamenti a spalla.