In questo Blog vengono trattati temi importanti sull'alimentazione, l'ambiente e l'agricoltura. Inoltre si offre consulenza in agricoltura, attuazione del Sistema HACCP,analisi VTA,consulenza per riconversione aziendale, accesso a finanziamenti del PSR 2014/2020 ed ISMEA,consulenza in marketing agroalimentare e commercializzazione dei prodotti agricoli, consulenza enologica, progettazione delle opere di miglioramento fondiario, sistemazione idraulica e forestale,lavori catastali.
venerdì 18 aprile 2014
La Spagna vieta l'uso dei droni in agricoltura
Il Ministero spagnolo per lo Sviluppo Economico, attraverso l'Agenzia di Stato per la Sicurezza Aerea (EASA) ha vietato l'uso di droni ad uso civile, agricoltura compresa.
Mercoledì 9 aprile 2014 l'EASA ha pubblicato una nota affermando che "in Spagna non è consentito l'uso di droni per applicazioni civili".
Questo regolamento emanato dall'Agenzia di Stato per la Sicurezza Aerea rischia di lasciare l'agricoltura spagnola impantanata nel passato, quando nella maggior parte degli altri paesi l'uso di droni non solo è permesso, ma addirittura incoraggiato.
La norma pubblicata dall'EASA specifica che è possibile acquistare droni con fotocamere incorporate, GPS o sistemi di radiocontrollo, ma che non è possibile utilizzarli per attività professionali o commerciali.
Contraria alla normativa UE
Le regole emanate dal Ministero spagnolo per lo Sviluppo Economico potrebbero però essere in conflitto con il diritto comunitario. La Commissione Europea (CE) ha proposto di introdurre nuove e più severe regole per disciplinare le operazioni che prevedano l'impiego di droni civili (RPV), sia nel settore agricolo che in tutti gli altri campi d'applicazione.
L'obiettivo è quello di consentire all'industria europea di diventare leader mondiale in questo mercato tecnologico emergente e allo stesso tempo assicurare che siano prese tutte le garanzie necessarie.
Fonte: Hortoinfo
lunedì 7 aprile 2014
Il consumo di suolo non rallenta: +720 kmq in tre anni
Nonostante la crisi,
il cemento ‘viaggia' a 8 mq al secondo, Napoli, Milano e Torino sono i
comuni piu' cementificati. Tutti i dati nel report Ispra
Di Olimpia Ogliari
Pubblicato sul Canale Argomenti il 27 marzo 2014
Pubblicato sul Canale Argomenti il 27 marzo 2014
Non accenna a diminuire, anche nel 2012, la superficie di
territorio consumato: ricoperti, negli ultimi 3 anni, altri 720 km2, 0,3
punti percentuali in più rispetto al 2009, un’area pari alla somma dei comuni
di Milano,Firenze, Bologna, Napoli e Palermo. In termini assoluti, si è
passati da poco più di 21.000 km2 del 2009 ai quasi 22.000 km2 del 2012,
mentre in percentuale è perso il 7,3%
del nostro territorio.Nonostante
la crisi, la velocità con cui si perde
terreno, contrariamente alle aspettative, non rallenta e continua procedere
al ritmo di 8 m2 al secondo. Ma non è solo colpa dell’edilizia.
In Italia si consuma
suolo anche per costruire infrastrutture, che insieme agli edifici ricoprono quasi l’80% del territorio artificiale - strade asfaltate e ferrovie 28%
- strade sterrate e infrastrutture di trasporto secondarie 19% -, seguite dalla
presenza di edifici (30%) e di parcheggi, piazzali e aree di cantiere (14%).
A segnalare l’avanzata
del cemento a discapito delle aree naturali e agricole è l’Istituto superiore per la protezione e la
ricerca ambientale (Ispra) che,
per la prima volta con un report,
ricostruisce l’andamento - dal 1956 al
2012 - del consumo di suolo in Italia. Analizzando i valori relativi alla
quota di superficie consumata, l’indagine rappresenta uno strumento per
l’individuazione di strategie utili a contrastare le minacce dovute alle
attività antropiche.
Per quanto riguarda
l’impatto climatico, la cementificazione ha comportato dal 2009
al 2012l’immissione in atmosfera di 21 milioni di tonnellate di CO2 - valore pari
all’introduzione nella rete viaria di 4 milioni di utilitarie in più con
una percorrenza di 15.000 km/anno - per un costo complessivo stimato
intorno ai 130 milioni di euro.
A livello regionale, Lombardia e Veneto, con oltre il
10%, mantengono il “primato nazionale” della copertura artificiale,
mentre Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia si collocano tutte tra
l’8 e il 10%. I comuni più cementificati
d’Italia rimangono Napoli (62,1%), Milano (61,7%), Torino (54,8%), Pescara (53,4%), Monza(48,6%), Bergamo (46,4) e
Brescia (44,5).
La trasformazione del suolo agricolo in cemento non produce impatti
solo sui cambiamenti climatici, ma anche sull’acqua e sulla capacità
di produzione agricola. In questi 3 anni, tenendo presente che un suolo
pienamente funzionante immagazzina acqua fino a 3.750 tonnellate per ettaro -
circa 400 mm di precipitazioni - per via della conseguente impermeabilizzazione
abbiamo perso una capacità di ritenzione pari a 270 milioni di tonnellate
d’acqua che, non potendo infiltrarsi nel terreno, deve essere gestita.
In base ad uno studio del Central Europe Programme, secondo
il quale 1 ettaro di suolo consumato
comporta una spesa di 6.500 euro (solo per la parte relativa al
mantenimento e la pulizia di canali e fognature), il costo della gestione
dell’acqua non infiltrata in Italia
dal 2009 al 2012, è stato stimato
intorno ai 500 milioni di euro. Ancora, il consumo di suolo
produce forti impatti anche sull’agricoltura
e quindi sull’alimentazione: se i 70 ettari di suolo perso ogni giorno
fossero coltivati esclusivamente a cereali, nel periodo 2009-2012 avremmo
impedito la produzione di 450.000
tonnellate di cereali, con un costo di 90 milioni di euro ed un ulteriore
aumento della dipendenza italiana dalle importazioni.
I ricercatori dell’Ispra
hanno inoltre messo a punto un’applicazione
per individuare nuove zone consumate. Attraverso uno smarthphone, basta
inserire coordinate e foto per vederle subito on line sulla mappa dell’Ispra (www.consumosuolo.isprambiente.it).
sabato 5 aprile 2014
ALLERTA PERONOSPORA DELLA VITE
Allerta rivolta ai viticoltori, se sul vostro vigneto si verificano le seguenti condizioni vi consiglio di effettuare dei trattamenti antiperonosporici, con prodotti a base di rame:
- lunghezza dei germogli superiore a 10 cm
- temperature superiori ai 10°C
- umidità superiore a 10 mm
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