13 novembre 2014 - Da
alcuni mesi non si fa che parlare di quote latte. L’intero sistema ha
paura che gli allevatori, essendo costretti ad aumentare la produzione
per capo per colpa di un prezzo sempre insoddisfacente, spingeranno
ancor più verso l’alto i livelli produttivi, determinando in tal modo
una ulteriore riduzione dei prezzi. In una situazione del genere e con
queste prospettive, ti aspetteresti delle politiche di sviluppo e dei
comportamenti da parte del mondo produttivo che andassero nella
direzione opposta, che proponessero e auspicassero modelli di
allevamento che, piuttosto che ridurre i costi - con conseguente crollo
della qualità della vita degli animali e della qualità dell’ambiente -
esaltassero le buone pratiche e legassero la qualità del latte al
territorio, alla qualità dell’alimentazione. Basta con il latte
miscelato, con un latte anonimo il cui prezzo è unico per tutti!
Invece
non solo non si vede in giro uno straccio d’idea, ma la cronaca di
questi giorni ci propone due episodi che la dicono lunga sulle capacità
di autorigenerazione del sistema.
Nel
mese di ottobre il Ministero delle Politiche Agricole ha stanziato,
come fa quasi ogni anno, 12,5 milioni di euro per l’acquisto di
formaggi Dop da distribuire ai Paesi indigenti. I formaggi devono essere
scelti fra Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Asiago, Provolone
Valpadana, Fontina, Montasio, Pecorino Romano e Pecorino Toscano. Che
dire di un Paese che, per dare un po’ di soldi alle aree più ricche
della penisola, li motiva come un dono agli indigenti? Perché siamo
ridotti a tanto? Perché, nonostante che i Consorzi di Tutela, quasi
tutti, abbiano da qualche anno adottato un sistema di contingentamento
della produzione (alla faccia della libera concorrenza), per evitare
l’abbassamento dei prezzi, i livelli produttivi si mantengono sempre
superiori alla domanda? E stiamo parlando dei formaggi DOP, che non
devono temere l’importazione di latte dall’estero, perché devono essere
prodotti con latte della zona di produzione. Visto che c’è troppo latte
ti aspetteresti l’avvio di politiche virtuose tese a ridurre la
produzione per capo e non per stalla. In questo modo avresti un recupero
della qualità del latte e, quindi, uno strumento per essere sul mercato
con un latte diverso da quello che viene dall’estero, o dalle aree
circostanti.
Invece,
se da una parte la ricca zootecnia del Nord sta sempre con il cappello
in mano a chiedere sussidi, dall’altra spinge sempre più verso livelli
produttivi alti creando in tal modo i problemi di cui sopra. Tanto alla
fine arriva sempre il dono ai Paesi indigenti. Non più di dieci giorni
fa, e Qualeformaggio ne ha parlato, sono stati denunciati 26 allevatori
per uso di somatotropina. Certo, 26 su migliaia sono una nullità, ma
siamo sicuri che siano solo loro? E poi, che senso ha aumentare la
produzione se i costi per produrre quel latte sono alti e, quindi, a
sentire questi signori, si produce in perdita? E comunque, la
somatotropina è solo la punta dell’iceberg, è la cartina di tornasole e
il naturale epilogo di una cultura, questa sì dominante, che pretende di
produrre latte con sistemi intensivi abnormi e, cosa ancora più
paradossale, pretende anche che questo latte sia di Alta Qualità. Quando
parlo con questi allevatori che si vantano di avere vacche con
produzioni record mi chiedo se quel latte lo danno ai propri figli. Io
credo di sì e penso anche che siano convinti di dar loro il miglior
latte, di Alta Qualità appunto. Ecco perché non c’è speranza, o meglio,
non è da quel sistema e da quel modello che può venire la soluzione al
problema, perché il problema sono proprio loro.
di Roberto Rubino
presidente ANFoSC
(Associazione Nazionale Formaggi Sotto il Cielo)
|
In questo Blog vengono trattati temi importanti sull'alimentazione, l'ambiente e l'agricoltura. Inoltre si offre consulenza in agricoltura, attuazione del Sistema HACCP,analisi VTA,consulenza per riconversione aziendale, accesso a finanziamenti del PSR 2014/2020 ed ISMEA,consulenza in marketing agroalimentare e commercializzazione dei prodotti agricoli, consulenza enologica, progettazione delle opere di miglioramento fondiario, sistemazione idraulica e forestale,lavori catastali.
venerdì 14 novembre 2014
Allo sbando la sottocultura zootecnica. Che nutre i propri figli col latte di Alta Quantità
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento