sabato 19 ottobre 2013

Uva rossa e mirtilli, un cocktail contro le infezioni batteriche

Uno studio dell'Oregon state university ha dimostrato che il resveratrolo e il pterostilbene contenuti in alcuni frutti, abbinati alla vitamina D riescono a fortificare il sistema immunitario dell'organismo e a sconfiggere gli attacchi dei microrganismi
ROMA - Un cocktail di uva rossa e mirtilli per aumentare le difese dell'organismo dagli attacchi dei batteri. Lo rivela uno studio dell'Oregon State University che ha preso in esame il resveratrolo e il pterostilbene, due sostanze presenti rispettivamente nella buccia dell'uva rossa e nei mirtilli che, come un sorta di 'doping' naturale, migliorano la risposta immunitaria del corpo umano.

I ricercatori dell'università americana, dopo aver analizzato 446 composti noti per la loro capacità di stimolare il sistema immunitario, sono arrivati alla conclusione che solo due avevano effettivamente questa capacità: il resveratrolo e il pterostilbene, appunto. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Molecular Nutrition and Food Research.

Queste sostanze riescono a esprimere il loro potenziale benefico soprattutto se abbinate, per esempio con una dieta ricca di frutta e verdura, alla vitamina D. In questo caso riescono ad aumentare l'espressione del gene che codifica la proteina Camp (cathelicidin antimicrobial peptide) coinvolta nella funzione immulogica dell'organismo. A scoprire per prime le proprietà di questi composti, conosciuti anche come stilbenoidi, sono state le piante che li producono per combattere le infezioni.

"Il resveratrolo è stato oggetto da decine di studi che hanno cercato di osservare i suoi possibili benefici sull'organismo - osserva Adrian Gombart, autore dello studio - dagli effetti positivi sulla salute cardiovascolare alla lotta contro il cancro e nella riduzione dell'infiammazione. Questa ricerca è la prima a mostrare una chiara sinergia tra questi composti e la vitamina D, un 'mix' in grado di aumentare anche di diverse volte la presenza della proteina Camp, la prima linea di difesa dell'organismo contro le infezioni batteriche".

mercoledì 18 settembre 2013

Mangiare aglio crudo riduce il rischio di cancro al polmone



Mangiare aglio crudo riduce il rischio di tumore al polmone: a renderlo noto sarebbe stato uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Cancer Prevention Research, secondo cui gli effetti benefici dell'aglio sarebbero stati riscontrati anche nei soggetti fumatori, ovvero la categoria più a rischio di tumore polmonare.

La ricerca, condotta dai ricercatori del "Jiangsu Provincial Centre for Disease Control and Prevention", ha messo a confronto un campione di 1.424 pazienti con tumore ai polmoni e di 4.500 adulti sani in Cina. I volontari sono stati interrogati in merito alle loro abitudini alimentari, allo stile di vita e quant'altro.

Ebbene, secondo quanto emerso dalle analisi, sembrerebbe che coloro che ingerivano aglio crudo almeno due volte a settimana, avrebbero visto ridursi nel 44% il rischio di tumore ai polmoni. Come accennato, risultati incoraggianti sarebbero stati riscontrati anche per quanto concerne i soggetti fumatori, nei quali il rischio di tumore si sarebbe ridotto del 30%.

L'aglio è già noto per le sue tante proprietà terapeutiche, come quella di curare mal di testa, mal di stomaco, raffreddore, problemi di circolazione e molto altro.

mercoledì 28 agosto 2013

La Sicilia e' la prima regione italiana per la produzione di meloni



Secondo i dati Istat, nel 2012, in Sicilia, con 8.646 ettari destinati alla coltivazione del melone, il raccolto è stato pari a oltre un milione e mezzo di quintali: cosa che pone la Sicilia in cima alla classifica delle regioni produttrici, se si pensa che in tutto il Mezzogiorno i campi di raccolta si estendono su poco più di 13.000 ettari e la raccolta totale è stata di circa 2,85 milioni di quintali.

Per quanto riguarda invece la produzione di angurie, la Sicilia si colloca al terzo posto tra le regioni produttrici del Sud con, sempre secondo le stime Istat, 290.676 quintali raccolti nel 2012.

"Quest'anno in Sicilia – riferisce Ivan Mazzamuto, presidente della cooperativa La Normanna – abbiamo registrato un calo del 30% nella produzione di angurie. La diminuzione è dovuta principalmente alla disastrosa stagione dello scorso anno, quando le angurie sono state vendute a prezzi stracciati, così bassi che i contadini hanno finito per non raccoglierle. Questa volta è andata meglio: con una produzione minore, infatti, i prezzi sono aumentati e i produttori sono riusciti a recuperare le spese sostenute".

Sul fronte delle esportazioni, il mercato funziona solo nella prima parte della stagione, nei mesi di maggio e giugno: "Quello è il momento delle produzioni precoci, in cui solo la Sicilia ha disponibilità di angurie – sottolinea Mazzamuto – perciò riusciamo ad esportarle al Nord. Le zone più fertili in quei mesi sono quelle di Ispica e Pachino. Poi, ci si sposta nel siracusano e nel trapanese, fino alla piana di Catania, nella zona di Ramacca, dove c'è la produzione tardiva".

Il mercato è più vivace, invece, per il melone gialletto. "E' andata meglio – spiega il produttore – questo è uno dei prodotti che vendiamo al nord Italia anche durante questi mesi. Al contrario del melone cantalupo, che adesso è già finito e che siamo costretti ad importare".

lunedì 15 luglio 2013

Ogm, in Europa cresce il movimento anti-biotech



L'Europa viaggia in controtendenza sulle biotecnologie. Secondo la fotografia scattata dall'International service for the acquisition of agri-biotech applications (Isaaa) nel 2012 le superfici coltivate con gli organismi geneticamente modificati (Ogm) sono salite a 170 milioni di ettari, 10 milioni in più rispetto all'anno precedente (+6%), con un significativo sorpasso dei paesi in via di sviluppo rispetto a quelli industrializzati. Un aumento di 100 volte rispetto al 1996 quando gli Ogm esordirono con 1,7 milioni di ettari coltivati.
"I paesi emergenti - commenta Clive James del'Isaaa- producono ormai il il 52% del raccolto biotech mondiale. È un dato che contraddice tutte le previsioni fatte negli anni '90 quando alcuni esperti dichiararono che gli Ogm sarebbero stati accettati solo nei Paesi industrializzati e mai in quelli emergenti".
Al primo posto per la crescita nelle coltivazioni Ogm c'è il Brasile, che nel 2012 ha registrato un aumento del 21% rispetto all'anno precedente, per un totale di 36,6 milioni di ettari coltivati. Segue l'Argentina, con 23,9 milioni di ettari. Ci sono anche Paesi che per la prima volta hanno scommesso sulle coltivazioni Ogm, come Cuba e il Sudan che in Africa si aggiunge a Sudafrica, Burkina Faso ed Egitto.
In Europa sono cinque i Paesi che producono Ogm per un totale di 129mila ettari (+13%): capofila la Spagna con oltre 116mila ettari, seguita da Portogallo, Repubblica ceca, Slovacchia e Romania.
Sono otto, invece, i Paesi europei che hanno introdotto la clausola di salvaguardia per impedire la coltivazione di varietà geneticamente modificate: Francia, Germania, Lussemburgo, Ungheria, Grecia, Bulgaria, Polonia, Austria. A questi si aggiunge l'Italia che da oggi ha bloccato per decreto le semine Ogm.

mercoledì 15 maggio 2013

I funghi possono essere un ottimo supplemento alla dose quotidiana di Vitamina D



Un nuovo studio suggerisce che aggiungere funghi alla dieta quotidiana potrebbe essere un buon modo per aumentare i livelli di Vitamina D.

Un gruppo di ricerca dell'Università di Boston ha dimostrato che mangiare funghi può fornire una tanta Vitamina D quanto assumere integratori alimentari.

Durante una piccolo test randomizzato, condotto dal prof. Michael Holick della Università di Boston e colleghi, a un gruppo di 30 adulti è stato somministrato per 12 settimane un estratto ricavato dai funghi bianchi (champignon) secchi.

Una volta al giorno sono state somministrate ai partecipanti capsule contenenti 2.000 IU (unità internazionali) di vitamina D3, capsule contenenti 2.000 IU di vitamina D2 o 2.000 IU di polvere di funghi contenenti vitamina D2 dopo essere stati esposti alla luce ultravioletta.

Nel sangue i pazienti hanno mostrato livelli simili di Vitamina D: 17,1 ng/ml per il gruppo D3, 19,4 ng/ml per il gruppo D2 e ​​20,9 ng/ml per il gruppo dei funghi.

Holick ha detto che un totale di 25 pazienti ha completato tutte le 12 settimane della ricerca. Per le prime 7 settimane il livello nel sangue di Vitamina D è aumentato costantemente fino alla saturazione; poi è rimasto costante per le ultime 5 settimane.

Alla fine dello studio, i livelli di vitamina D tra chi aveva mangiato i funghi erano paragonabili a quelli che prendevano integratori di Vitamina D, con il gruppo D3 che aveva un livello segnalato di 34,4 ng/mL, il gruppo D2 mostrava un elevato livello di 29,2 ng/mL e il gruppo dei funghi manteneva un livello di Vitamina D a 31,1 ng/mL.

"Questi risultati forniscono la prova che mangiare funghi che sono stati esposti alla luce ultravioletta e contengono vitamina D2 sono una buona fonte di vitamina D, in grado di migliorare lo status della vitamina D negli adulti in buona salute" ha concluso Holick.

Dai peperoni una speranza per il Parkinson



Da alcuni studi presenti in letteratura è emerso che la nicotina sembrerebbe svolgere un ruolo protettivo nei confronti del Parkinson. Ora uno studio condotto presso l'Università di Washington e pubblicato sulla rivista Annals of Neurology ha cercato di capire come il contenuto di nicotina della dieta può influenzare il decorso della malattia di Parkinson.

Gli autori dello studio hanno reclutato 490 pazienti con malattia di Parkinson diagnosticata da poco e 644 controlli, pazienti non affetti da disturbi neurologici di nessun tipo. Gli studiosi attraverso dei questionari hanno cercato di capire le abitudini alimentari di tutti i partecipanti e la loro abitudine al fumo sia di sigaretta che quello di pipa e di sigaro ovvero per accertare l'abitudine al cosiddetto fumo senza combustione. Dall'analisi dei risultati è stato possibile evidenziare un certo effetto protettivo in concomitanza di un forte consumo di peperoni, della famiglia delle solanacee.

Le solanacee in effetti contengono modiche quantità di nicotina. I fumatori, inoltre, pur inalando molta nicotina, almeno in questo studio, non hanno evidenziato alcun decremento statisticamente significativo nel rischio Parkinson. Servono sicuramente ulteriori studi sull'argomento, ma certo è una bella speranza quella che viene prospettata in questo studio. 

lunedì 6 maggio 2013

I funghi Champignon aiutano a perdere peso



I funghi della varietà Agaricus bisporus, meglio conosciuti con il nome di Champignon, potrebbero essere l'ideale per una dieta in cui si voglia perdere peso. A suggerirlo è uno studio condotto dai ricercatori della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, e finanziato dal Mushroom Council, nel quale si è scoperto che i funghi possono sostituire degnamente la carne rossa e favorire la perdita di peso.

La ricerca, presentata all'Experimental Biology 2013 e pubblicata su The FASEB Journal, ha visto il coinvolgimento di 73 adulti con un'età media 48,4 anni, di cui l'88 per cento erano donne. Tutti i partecipanti sono stati giudicati in sovrappeso o obesi.

Dopo il reclutamento e le analisi di routine, i volontari sono stati suddivisi a caso in due gruppi: gli appartenenti al primo gruppo dovevano seguire una dieta che prevedeva l'assunzione di circa una tazza al giorno di Champignon, in sostituzione di un piatto di carne rossa. Gli appartenenti al secondo gruppo – quello di controllo – avrebbero seguito una dieta standard, senza i funghi.

Al termine dello studio, durato un anno, le analisi hanno permesso ai ricercatori di riscontrare che i volontari del primo gruppo – quello che aveva sostituito la carne con i funghi – rispetto al gruppo di controllo avevano perso 3,18 chili (in media il 3,6 per cento del peso iniziale), migliorato il proprio BMI (riducendo i valori di 1,5kg/m2) e la corporatura (si è ridotta la circonferenza del girovita di 6,6 cm) e, infine, sono riusciti a mantenere il peso conquistato.

I risultati di questo studio confermano quanto suggerito da precedenti ricerche che mostrano come l'utilizzo di alimenti a bassa densità energetica, come per esempio i funghi, al posto di alimenti ad alta densità energetica come la carne (anche tritata e magra), può essere un metodo efficace per ridurre l'assunzione giornaliera di calorie e grassi. Oltre a ciò, i cibi come i funghi fanno sentire sazi dopo i pasti, riducendo il bisogno di mangiare ancora.

Pistacchi, un concentrato di vitamina E per ex-fumatori



Smettere di fumare fa bene al cuore, ma i benefici riscontrati negli ex-fumatori sono ancora maggiori se, quando si abbandonano le "bionde", si arricchisce la propria alimentazione di vitamina E.

A suggerirlo sono i risultati di uno studio presentato al congresso annuale Experimental Biology di Boston da Richard Bruno, professore associato di nutrizione umana all'Ohio State University.

"L'idea di base è che sappiamo che ci vogliono molti anni prima che il rischio cardiovascolare di un ex-fumatore torni ad essere quello di un non-fumatore", ha spiegato Bruno. "Noi speriamo di mettere a punto una terapia da associare allo smettere di fumare che possa accelerare il ripristino della funzionalità vascolare e ridurre il rischio cardiovascolare".

In base ai risultati ottenuti in questo studio, tale terapia potrebbe basarsi sull'assunzione di gamma-tocoferolo, la forma di vitamina E che non è presente negli integratori, ma in diversi alimenti, come i pistacchi, la soia, la colza, gli anacardi, le arachidi e le noci pecan. Infatti i partecipanti – tutti fumatori che a vent'anni hanno fumato almeno per un anno mezzo pacchetto di sigarette al giorno cui è stato chiesto di non fumare per 7 giorni – che hanno assunto 500 milligrammi al giorno di gamma-tocoferolo hanno mostrato miglioramenti più significativi della funzionalità vascolare e di alcuni marcatori dell'infiammazione nel sangue rispetto ai partecipanti che hanno ricevuto un placebo.

"Una risposta dilatatoria maggiore è un indicatore della salute vascolare", ha aggiunto Bruno. "Persone con una lunga storia come fumatori tendono ad avere risposte di vasodilatazione basse".

In termini pratici, l'assunzione di vitamina E si traduce in un'ulteriore riduzione del 19% del rischio di malattie cardiovascolari. Infatti se dopo 7 giorni di astinenza dal fumo l'aumento della funzionalità vascolare è in media pari al 2,8%, assumere gamma-tocoferolo aumenta tale funzionalità di un ulteriore 1,5%. Se questi numeri vi sembrano bassi dovete ricredervi: ogni punto percentuale di aumento della funzionalità vascolare corrisponde a una riduzione del 13% del rischio cardiovascolare. Meglio, quindi, smettere di fumare e, perché no, farsi aiutare anche dal cibo a rimettersi in salute.

lunedì 29 aprile 2013

Livelli piu' alti di potassio legati al consumo di patate


File:Various types of potatoes for sale.jpg

Un nuovo studio ha dimostrato che una maggiore assunzione di potassio è legata al consumo di patate a pasta bianca.

Per ogni kilocaloria aggiuntiva di patate bianche consumate, si è registrato un aumento di 1,6 mg di assunzione di potassio tra gli adulti dai 19 anni di età in su, e un aumento di 1,7 mg tra i bambini e i ragazzi tra i 2 e i 18 anni di età.

Il potassio è considerato un nutriente il cui deficit è fonte di preoccupazione per la salute pubblica negli Stati Uniti, perché il 97% degli americani non ne ha un adeguato apporto.

Maureen Storey, PhD, co-autrice dello studio, nonché presidente e CEO della Alliance for Potato Research and Education (APRE) ha osservato che "pochissimi americani assumono abbastanza potassio, un nutriente fondamentale, in quanto aiuta a controllare la pressione sanguigna. Il nostro studio dimostra che le patate sono un prodotto particolarmente ricco di sostanze nutritive, che aumenta in modo significativo l'apporto di potassio tra adulti, ragazzi e bambini".

Ricche di potassio, le patate a pasta bianca, con o senza la buccia, sono naturalmente prive di grassi, grassi saturi e colesterolo, e contengono poco sodio.

Ad esempio, una patata di piccolo calibro (138 g) cotta al forno con la buccia, fornisce 738 mg di potassio e solo 128 calorie.

venerdì 26 aprile 2013

I RACCOMANDATI

http://www.west-info.eu/files/22-10-2009_la_mafia_e_la_raccomandazione_di_berlusconi_blog.jpg
A me quello che fa incazzare non è tanto la "crisi", la mancanza di lavoro per i giovani o che i giovani debbano tornare a fare i mestieri di un tempo.
Quello che mi fa perdere completamente la testa è che nonostante tutto ci sono individui viscidi che si fanno spazio nelle pubbliche amministrazioni a colpi di calci nel culo, e allora la crisi non è per tutti!!
Ma la cosa più abberrante è che tutto questo "sistema" passi per normale, e mentre la nave affonda ti senti dire: "si salvi chi può"!

Da frutta e verdura un nuovo principio attivo contro il melanoma cutaneo


Uno studio pubblicato sulla rivista Molecular Cancer Therapeutics apre nuove speranze nella lotta al melanoma cutaneo. I ricercatori hanno infatti individuato in una sostanza contenuta nei vegetali un agente anticancro.

Si tratta della Gossypin (o Gossipina) che si trova naturalmente in frutta e verdura. Questa sostanza è risultata attiva nell'inibire due mutazioni comuni nei casi di cancro della pelle, e che sono i bersagli ideali per il trattamento del melanoma.

"I nostri risultati – ha spiegato il dottor Hareesh Nair del Texas Biomedical Research – indicano che la gossipina può avere un grande potenziale terapeutico come un inibitore duale di mutazioni chiamate chinasi BRAFV600E e CDK4, che si verificano nella maggior parte dei pazienti affetti da melanoma. Si apre dunque una nuova via per la generazione di una nuova classe di composti per il trattamento del melanoma."

I test di laboratorio, condotti in vitro su cellule di melanoma umano che presentavano le due mutazioni, hanno mostrato l'attività inibitoria della Gossypin. Parimenti, la sostanza naturale ha inibito la proliferazione delle cellule cancerose.

Oltre a questi test di laboratorio, i ricercatori ne hanno condotti altri su modello animale, scoprendo che nei topi con melanoma a due mutazioni, un trattamento di 10 giorni con Gossypin ha ridotto il volume del cancro e aumentato il tasso di sopravvivenza.

I risultati sono stati promettenti, tuttavia i ricercatori ritengono siano necessari ulteriori studi per comprendere meglio come il corpo umano assorba la gossipina e come questa sostanza venga poi metabolizzata.

Australia: autorizzato l'uso di radiazioni per la sanitizzazione di alcuni ortaggi


L'agenzia governativa per la sicurezza alimentare Food Standards Australia New Zealand (FSANZ) ha dichiarato che il trattamento con radiazioni - che mira a distruggere insetti e batteri - è sicuro per i pomodori e i peperoni da consumo fresco.

La portavoce di FSANZ, Lorraine Belanger, ha riferito che gli alimenti irradiati attraversano un campo di radiazione generato da fasci di elettroni ad alta energia, raggi X o raggi gamma. Gli alimenti irradiati devono essere provvisti di apposite etichette presso i punti vendita o sui menù, che ne segnalino il trattamento.

Il Dipartimento dell'Agricoltura del Queensland (Australia) voleva garantirsi un'alternativa alla sicurezza alimentare degli alimenti dopo le restrizioni imposte su due fitofarmaci chimici comuni, il dimethoate e il fenthion.

"La possibilità di irradiare i pomodori e i peperoni permetterà che il commercio internazionale prosegua senza interruzioni," ha deciso il FSANZ.

"Decenni di ricerca in tutto il mondo hanno mostrato che l'irradiazione degli alimenti è una maniera sicura ed efficace per uccidere i batteri presenti negli alimenti, estendere la loro conservabilità e ridurre le infestazioni parassitarie," ha riferito l'organismo regolatore per la sicurezza alimentare della nazione.


Da frutta e verdura un nuovo principio attivo contro il melanoma cutaneo




Uno studio pubblicato sulla rivista Molecular Cancer Therapeutics apre nuove speranze nella lotta al melanoma cutaneo. I ricercatori hanno infatti individuato in una sostanza contenuta nei vegetali un agente anticancro.

Si tratta della Gossypin (o Gossipina) che si trova naturalmente in frutta e verdura. Questa sostanza è risultata attiva nell'inibire due mutazioni comuni nei casi di cancro della pelle, e che sono i bersagli ideali per il trattamento del melanoma.

"I nostri risultati – ha spiegato il dottor Hareesh Nair del Texas Biomedical Research – indicano che la gossipina può avere un grande potenziale terapeutico come un inibitore duale di mutazioni chiamate chinasi BRAFV600E e CDK4, che si verificano nella maggior parte dei pazienti affetti da melanoma. Si apre dunque una nuova via per la generazione di una nuova classe di composti per il trattamento del melanoma."

I test di laboratorio, condotti in vitro su cellule di melanoma umano che presentavano le due mutazioni, hanno mostrato l'attività inibitoria della Gossypin. Parimenti, la sostanza naturale ha inibito la proliferazione delle cellule cancerose.

Oltre a questi test di laboratorio, i ricercatori ne hanno condotti altri su modello animale, scoprendo che nei topi con melanoma a due mutazioni, un trattamento di 10 giorni con Gossypin ha ridotto il volume del cancro e aumentato il tasso di sopravvivenza.

I risultati sono stati promettenti, tuttavia i ricercatori ritengono siano necessari ulteriori studi per comprendere meglio come il corpo umano assorba la gossipina e come questa sostanza venga poi metabolizzata.

giovedì 25 aprile 2013

Svizzera: troppi pesticidi nella verdura importata dall'Asia


In un terzo dei campioni di verdura esotica importate in Svizzera dall'Asia sono state misurate concentrazioni eccessive di pesticidi. La constatazione è dell'Ufficio cantonale argoviese per la protezione dei consumatori, che punta il dito contro le importazioni "dirette" per via aerea.

Molte delle verdure utilizzate per cucinare specialità asiatiche vengono importate da grossisti, come pure da piccoli importatori, su aerei diretti all'aeroporto di Zurigo o di Ginevra. In questo modo vengono raggirati i controlli sistematici effettuati alle frontiere dell'UE, scrive l'ufficio argoviese nel suo rapporto sull'attività del 2012.

L'ufficio ha esaminato l'anno scorso 45 campioni di verdure esotiche: in 15 sono state misurate concentrazioni di pesticidi superiori al consentito. Su un campione di broccoli cinesi importati dalla Malaysia sono stati trovati 16 diversi tipi di pesticidi.

Concentrazioni eccessive, che potrebbero danneggiare la salute dei consumatori, sono state misurate anche in peperoncini importati dalla Thailandia, dall'India e dallo Sri Lanka, come pure in campioni di spinaci sedano e aglio prodotti in Thailandia.

Nella frutta e nella verdura prodotte in Svizzera e in Europa non sono stati riscontrati problemi di questo tipo, sottolinea ancora l'ufficio argoviese.

mercoledì 24 aprile 2013

Il declino cognitivo si previene con i frutti di bosco


Un recente studio, condotto da alcuni scienziati della Tufts University, in collaborazione con quelli dell'Università del Maryland Baltimore County e pubblicato sulla rivista di settore Expert Review of Neurotherapeutics, suggerisce come il nostro cervello, grazie a determinati alimenti, possa contare su una pulizia naturale dalle tossine.

Più nello specifico sembra che i frutti di bosco, grazie ai nutrienti contenuti al loro interno, favoriscano l'autofagia, portando il nostro encefalo ad eliminare a livello cellulare tutte quelle sostanze nocive che possono rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di demenza e malattie come l'Alzheimer.

Al momento lo studio, condotto a livello animale, ha mostrato (basandosi su precedenti risultati riguardanti i benefici derivanti da queste bacche nei confronti delle infiammazioni dell'organismo umano, N.d.R.) che i mirtilli e le fragole posseggono un vero e proprio effetto protettivo sulle funzioni cerebrali, anche su un cervello, come quello delle cavie utilizzate, sottoposto ad invecchiamento precoce. Nel corso della sperimentazione per ottenere risultati soddisfacenti sono bastati due mesi di dieta ricca di fragole e mirtilli.

Commenta il dott. Shibu Poulose, coordinatore dello studio: "Dopo 30 giorni di dieta con lo stesso tipo di bacca, i ratti hanno sperimentato una significativa protezione contro le radiazioni rispetto al gruppo di controllo. Abbiamo osservato significativi e speculari benefici delle diete con entrambi i frutti di bosco, e questo effetto è dovuto ai fitonutrienti presenti. La maggior parte delle malattie del cervello come l'Alzheimer e il Parkinson hanno mostrato una maggiore quantità di proteine tossiche. Le bacche sembrano promuovere l'autofagia, il meccanismo di pulizia naturale del cervello, riducendo in tal modo l'accumulo di tossine".


lunedì 22 aprile 2013

Contro il cattivo umore, arance e mandarini


Affrontare la giornata lasciandosi alle spalle malumori e tensioni. Un aiuto potrebbe arrivare dagli agrumi, antidoto naturale al malumore, in particolare d'inizio settimana.

Lo rivela uno studio dell'Università di Otago, in Nuova Zelanda, nel quale si sostiene che arance, mandarini e limoni limitano lo stress e fanno sentire più felici e carichi di energia.

Lo studio ha evidenziato anche il potere rilassante di zucchine e carote, ma anche quello energetico di mele e kiwi.


venerdì 19 aprile 2013

Alla ricerca di nuovi broccoli in grado di contrastare la degenerazione maculare


Un nuovo studio condotto all'Istituto Plants for Human Health presso il Campus di Ricerca del North Carolina (USA) si è dedicato all'aumento del livello di luteina nei broccoli. La luteina, molecola antiossidante, si trova anche negli ortaggi a foglia verde come cavolo verde e spinacio. La luteina è associata ad una riduzione dei rischi di cataratta e degenerazione maculare dovute all'avanzare dell’età.

Per condurre la ricerca, prof. Allan Brown ha ricevuto un contributo di oltre 155.000 dollari dal centro di Biotecnologia del North Carolina per la sua ricerca sui broccoli; una parte del contributo è stato finanziato dalla compagnia Monsanto.

La degenerazione maculare è la principale causa della perdita della vista e della cecità fra la popolazione con oltre 65 anni di età. Questa malattia degenerativa della retina colpisce circa il 10% delle persone fra i 66 ed i 74 anni, tale percentuale aumenta anche fino al 30% per le persone con un età compresa fra 75 e 85 anni. Considerando l'invecchiamento generale della popolazione, ne consegue che tale malattia colpisce un numero significativo di persone.

Il progetto del prof. Brown è quello sviluppare materiale vegetale attraverso l'ibridazione con broccoli selvatici; egli valuterà il nuovo materiale vegetale ottenuto in termini di stabilità e potenziale genetico per ottenere un aumento dei livelli di luteina e beta carotene. L'obiettivo della ricerca è determinare se tale aumento dei livelli di questi antiossidanti potrebbe essere trasferito alla produzione commerciale.

Brown spiega: "Riteniamo di poter raddoppiare il livello di luteina nei broccoli prodotti per il commercio. Come parte del nostro lavoro, ci aspettiamo di identificare i marcatori molecolari che ridurranno significativamente il tempo e le risorse richieste per produrre questi broccoli migliorati in quanto a contenuto di luteina."

Una strategia simile è stata in passato adottata da Monsanto, in collaborazione con i britannici John Innes Centre e Istituto di ricerca alimentare: dalla collaborazione scaturì il broccolo ‘Beneforte’ nel 2010 (vedi precedente notizia su FreshPlaza del 31/10/2011).

Brown, che utilizzerà anche metodi convenzionali di miglioramento genetico, crede di poter produrre broccoli migliori di quelli attuali, poiché avranno anche un contenuto maggiore in composti che riducono il rischio di tumori e malattie cardiache, oltre a quello della degenerazione maculare.

Il progetto durerà circa 2 anni e prevede anche la realizzazione di campi sperimentali allestiti in molte località dello Stato. Inoltre, per confrontare le piante con elevato livello di luteina con gli ibridi di broccoli attualmente disponibili e per studiare come trasferire questo carattere genetico, il prof. Brown fornirà delle valutazioni sull'impatto potenziale che il miglioramento genetico potrebbe avere su importanti caratteri qualitativi dell'infiorescenza, quali la dimensione, la compattezza, il colore, l'uniformità e la maturità al momento della raccolta del prodotto.

Negli Stati Uniti, il giro d'affari annuale dei broccoli è di 742 milioni di dollari. La maggior parte della produzione viene trasportata nel North Carolina dalla Costa ovest; inoltre, la maggior parte dei broccoli è ottenuta da cultivar ibride selezionate per essere coltivate nelle zone di produzione della California.

mercoledì 17 aprile 2013

Frutta nelle scuole: aperte le adesioni alla prossima annualita'


Dal 10 aprile è possibile aderire alla prossima annualità del programma Frutta nelle scuole, la campagna di sensibilizzazione coordinata dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con lo scopo di trasmettere l'importanza di sane abitudini alimentari fin dai primi anni dell'infanzia, arrivata al quinto anno consecutivo.

E’ possibile comunicare l’adesione degli istituti scolastici e dei plessi esclusivamente tramite il sito www.fruttanellescuole.gov.it, seguendo una procedura guidata di trasmissione di informazioni.

Frutta nelle scuole coinvolge, oltre agli alunni delle scuole primarie di tutte le Regioni italiane, anche i loro genitori e insegnanti. Attraverso varie attività formative e la somministrazione di prodotti ortofrutticoli freschi, scelti col criterio di stagionalità e privilegiando frutta e verdura di qualità certificata (Dop, Igp e biologici), Frutta nelle scuole promuove il consumo di frutta e verdura, con ricadute positive per i bambini coinvolti e anche per lo stesso comparto ortofrutticolo nazionale.

Durante il Consiglio agricoltura Ue del 28 gennaio, la Commissione ha presentato una valutazione dei primi tre anni di funzionamento del sistema europeo di ristorazione scolastica.

La relazione indica che più di 8 milioni di bambini e 54 000 scuole nel 2010-11 hanno beneficiato del programma Frutta nelle scuole, introdotto nel 2009. I risultati a breve termine indicano che ha portato ad un aumento del consumo di frutta e verdura da parte dei bambini, e, se continuato, potrebbe avere un'influenza duratura sulle loro abitudini alimentari.

L'Ue cofinanzia i programmi nazionali fino al 50%, che viene aumentato al 75% per le regioni più povere dell'Unione. Il resto è finanziato dagli Stati membri e / o privati. Attualmente, 24 Stati membri partecipano al programma. Il progetto ha avuto anche l'effetto di creare una domanda aggiuntiva di frutta e verdura.



Fao: e' allerta parassiti da commercio globale frutta e piante

(AGI) - Roma, 12 apr. - Le probabilita' che oggi sulla nostra tavola ci sia cibo proveniente da un altro emisfero sono alte, soprattutto se consideriamo che la cifra da capogiro di 1.100 miliardi di dollari in prodotti agricoli vengono commerciati ogni anno a livello internazionale, con quelli alimentari che incidono per l'82 per cento del totale. E se frutta e piante possono viaggiare, possono farlo anche individui meno attraenti, come parassiti e funghi pericolosi. Se non ci si occupa di questi non graditi ospiti quando arrivano a destinazione, le conseguenze possono davvero essere disastrose: ogni anno, secondo il segretariato della Convenzione internazionale per la Protezione Fitosanitaria ospitato dalla Fao, le rese produttive si riducono tra il 20 e il 40 per cento a causa di parassiti e malattie.
  La frutta ad esempio puo' trasportare uova di mosche nascoste e non viste nella buccia delle arance. Coleotteri e scarabei scavano tane nelle pedane di legno per il trasporto, sfuggendo a ogni controllo. Spore di funghi s'insinuano nelle fessure dei container metallici e viaggiano ben piu' lontano di quanto non possa trasportarli il vento. Non si hanno dati precisi al riguardo, ma e' ormai assodato che molte di queste infestazioni si sono introdotte tramite il commercio internazionale. E, allertano dalla Fao, a rischio non e' solamente la produzione alimentare. Sono state colpite anche le foreste di tutto il mondo, da cui dipendono in un modo o nell'altro circa 1,6 miliardi di persone per il proprio sostentamento. Oltre ai tristemente noti "soliti sospetti" - le mosche della frutta del Mediterraneo, la ruggine del frumento, i bruchi africani - un autentico assortimento di rei danneggia le coltivazioni e mina le condizioni di vita degli agricoltori di tutto il mondo: il baco delle melenzane, la batteriosi della cassava, i nematodi della patata, la tignola delle viti europea, e la lumaca gigante del riso. La lista e' lunga e molto colorita. Oltre agli effetti immediati sulla produzione e sulla sicurezza alimentare vi sono anche altre conseguenze.
  "Affrontare infestazioni di parassiti ed epidemie costa ogni anno ai governi, agli agricoltori e ai consumatori miliardi di dollari", scrive la Fao. Non solo, ma una volta che certe infestazioni si introducono spesso diventa impossibile sradicarle, e la gestione per tenerle sotto controllo prende una parte significativa dei costi di produzione. Per tutti questi motivi e' stata creata la Convenzione Internazionale per la Protezione Fitosanitaria (IPPC l'acronimo inglese). Nel 1952, con il volume degli scambi di prodotti agricoli in continuo aumento, la comunita' internazionale decise di istituire un meccanismo mediante il quale i paesi lavorassero insieme per prevenire che emergenze fitosanitarie si potessero diffondere attraverso il commercio di prodotti agricoli. La Convenzione IPPC rappresenta un network per la condivisione delle informazioni sulle infestazioni, sulle misure di controllo, sulle norme fitosanitarie e sulle pratiche migliori - a sostegno dell'impegno dei paesi per proteggere le risorse fitogenetiche e per un sistema di scambi sicuro. Tra le altre attivita' centrali dell'IPPC vi e' l'attuazione di standard e norme attraverso lo sviluppo di capacita' e la risoluzione delle dispute sul commercio. L'attivita' principale della Convenzione e' tuttavia la formulazione di standard e norme basate sulle conoscenze scientifiche, la loro approvazione a livello internazionale per stabilire nel dettaglio come gestire il commercio di piante e prodotti fitosanitari: le Norme internazionali per le misure fitosanitarie (ISPM l'acronimo inglese). Sino a oggi sono state sviluppate 50 norme, che coprono questioni che vanno da come dovrebbero essere trattati i prodotti fitosanitari o i materiali di imballaggio in legno prima dell'esportazione, a procedure e metodologie raccomandate dagli ispettori agricoli, alle procedure per condurre analisi del rischio e i formati richiesti per i certificati fitosanitari. Sono al vaglio altre 90 questioni. "Viviamo in un mondo globalizzato e incredibilmente interconnesso, pieno di rischi per la diffusione da un paese all'altro d'infestazioni di parassiti e malattie. Ridurre il rischio e prevenire o quanto meno minimizzare, la diffusione e' molto piu' vantaggioso in termini di costi che cercare di sradicare o gestire un'epidemia in un secondo tempo", ha detto Craig Fedchock, coordinatore del Segretariato IPPC. "Cosi' facendo, proteggiamo gli agricoltori dalle disastrose conseguenze economiche delle emergenze fitosanitarie, difendiamo le industrie e i consumatori dai costi dei controlli e dell'eliminazione delle infestazioni, e al tempo stesso evitiamo la perdita di biodiversita', contribuendo a mantenere ecosistemi sostenibili e ben funzionanti", ha aggiunto Fedchock. Questa settimana la Commissione sulle misure fitosanitarie (CPM), l'organismo direttivo dell'IPPC, nel corso della sua riunione annuale che si e' conclusa ieri a Roma ha riesaminato e approvato due norme fitosanitarie. La prima e' l'aggiornamento di una gia' esistente: Analisi del rischio fitosanitario per gli organismi da quarantena, comprendente l'analisi dei rischi per l'ambiente e gli organismi viventi modificati, che aggiunge una guida dettagliata su come le autorita' debbano intraprendere l'analisi dei rischi per determinare se una pianta importata potrebbe essere un parassita di piante coltivate o selvatiche, se debba essere regolamentata, e come identificare misure fitosanitarie che riducano il rischio ad un livello accettabile. La seconda: Regolamentazione del materiale dei container di legno nel commercio internazionale rivede una normativa gia' in vigore e fornisce indicazioni piu' specifiche sui trattamenti autorizzati per il materiale da imballaggio in legno. Il CPM anche deciso di continuare a lavorare a una nuova norma volta a ridurre la trasmissione di parassiti e malattie delle piante tramite container trasportati via mare. I membri della Commissione hanno anche discusso delle opzioni per migliorare il monitoraggio, il controllo e la lotta contro i parassiti per le spedizioni internazionali di cereali. (AGI) .
 

martedì 16 aprile 2013

Ecuador: oltre mille produttori di banane hanno beneficiato di prodotti contro la Sigatoka Nera

http://www.freshplaza.es/images/2013/0130/banano_colombiano.jpg
Nella provincia di El Oro (Ecuador), un totale di 1.067 produttori di banane, con piantagioni fino a 10 ettari, hanno beneficiato della distribuzione da parte del locale ministero dell'agricoltura (MAGAP) di prodotti per combattere la devastante fitopatia fungina Sigatoka Nera, che distrugge le foglie dei banani e riduce la resa della coltura.

Secondo il rapporto rilasciato dall'Unità Banane della Direzione Provinciale Agricola di El Oro, i fungicidi e fertilizzanti consegnati sono sufficienti a coprire una superficie di circa 4.254 ettari di piantagioni di banane a El Oro e in parte di Azuay.

Il totale di prodotti distribuiti in questa seconda fase di consegna corrisponde a un importo approssimativo di 783.232 dollari, investiti dal MAGAP.

La distribuzione è iniziata il 15 marzo con un evento pubblico presieduto dall'ingegner Karina Cordova, coordinatore del MAGAP nella Zona 7: l'aiuto erogato corrisponde ai residui di magazzino dei prodotti acquistati durante l'emergenza del 2012 e mai distribuiti.

Il coordinatore ha riferito che i prodotti includono i fungicidi: Turbo, Sonata, Tridetox, Timorex, Custom, Custom Bio Orimax e B5. Ci sono anche i fertilizzanti Quimiagro Zinc Produc Quimiagro, Algaplus, Kelanova Kelanova Calcium and Boron e Ademo (un sostituto dell'olio agricolo).

Romel Chiriboga, direttore provinciale all'Agricoltura di El Oro, ha detto che alcuni dei sindacati che hanno ricevuto i prodotti sono: AsoGuabo, Machala Agricultural Center, San Miguel de Brazil, l'associazione Juan Pablo, UROCAL, i piccoli proprietari e produttori dell'associazione Pasaje, il centro agricolo cantonale di La Guabo, Cerro Azul, Aso. Fincas El Oro, e la cooperativa Pajonal.

Il direttore ha sottolineato che gli agricoltori e le associazioni di banana di piccole dimensioni che non avevano beneficiato di consegne in precedenza sono stati considerati, come le associazioni Fertil Tierra, Banagreen e Agroverde. Le autorità del MAGAP hanno anche riferito che tra le azioni volte a potenziare il settore delle banane, stanno attualmente lavorando alla realizzazione del progetto di sviluppo della produttività per i piccoli produttori, il cui asse principale è l'assistenza tecnica e la ricerca.


lunedì 15 aprile 2013

LE PROPRIETÁ BENEFICHE DEL KIWI



Alimento preferito da grandi e piccini, il kiwi è dunque un frutto di largo consumo ed ha tantissime proprietà benefiche, molto indicate per la salute. Possiede un contenuto molto alto di vitamina C, superiore addirittura al limone, all’arancia e al peperone. Ma non solo: è ricco anche di potassio e vitamina E, Rame, ferro e vitamina C, che combinate insieme, conferiscono al kiwi caratteristiche antisettiche e antianemiche. Notevole in esso è anche la presenza di minerali e proprio questa particolarità rimineralizzante, è in grado di regolare la funzionalità cardiaca e la pressione arteriosa. Possiede anche un’azione rinfrescante, dissetante e diuretica, potenzia le difese immunitarie e protegge la parete vascolare. Non è però ben tollerato da tutte le persone e alcuni lamentano reazioni allergiche a seguito della sua ingestione. La sua pianta raramente è aggredita da parassiti. Ciò significa che i frutti immessi sul mercato, quasi sempre sono indenni da fitofarmaci, contrariamente ad esempio all’ uva o alle pesche che, per la delicatezza dei loro alberi, sono spesso trattati con pesticidi.
La coltura del kiwi è molto aumentata negli ultimi anni, soprattutto in Italia e una tavola rotonda svoltasi in Italia, ha messo in luce gli accordi interprofessionali tra produttori e governo, proprio per la necessità di conquistare ulteriori consumatori attraverso l’introduzione di nuove varietà. Ciò dovrebbe avvenire attraverso nuovi bacini di esportazione, come il Giappone, o gli Stati Uniti, dove il kiwi non è ancora particolarmente richiesto. In occasione dell’ultimo incontro IKO, (International Kiwifruit Organization), i principali paesi produttori hanno assunto l’impegno di “dedicare sforzi particolari nelle rispettive attività promozionali”, come ha spiegato Valtiero Mazzotti direttore del CSO (Centro servizi ortofrutticoli). Un recente studio, condotto su 100.000 persone, tenute sotto osservazione dal 1980 al 1998, ha confermato che cinque o più porzioni di frutta e verdura (seguita dalle verdure a foglia verde come gli spinaci), “si traducono in una notevole diminuzione dei rischi cardiovascolari”.
Cenni storici del kiwi
Il kiwi fu esportato in America, per la prima volta nel 1962 e da quel momento fu chiamato kiwifruit, dal nome dell’uccello kiwi, emblema del Paese della Nuova Zelanda. Solo nel 1970 fece il suo ingresso in Italia e attualmente, viene prodotto in diverse varietà, principalmente in Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Veneto, Campania e Puglia. Secondo dati della FAO (Organizzazione per l'Alimentazione e l'Agricoltura) relativi al 2005, i principali produttori al mondo di questo frutto, sono l’Italia con 480.000 tonnellate, la Nuova Zelanda con 280.000 tonnellate, seguite da Cile e Francia, rispettivamente con 150.000 e 80.000 tonnellate annue di produzione. Nella nostra penisola sono molto note le coltivazioni di Borgo d’Ale, in provincia di Vercelli, e Latina, quest’ultima produttrice del “kiwi latina”, iscritto all'Albo delle denominazioni di origine dell’Unione Europea come prodotto IGP (Indicazione Geografica Protetta).
I DATI DELL’ISTITUTO NAZIONALE DELLA NUTRIZIONE RELATIVI A COMPONENTI E VALORI DELKIWI
Parte edibile 87%
Acqua g. 84,6
Proteine g. 1,2
Grassi g. 0,6
Zuccheri disponibili g. 9,0
Fibra g. 2,6
Energia k cal 44
Ferro mg. 0,5
Calcio mg. 25
Fosforo mg. 70
Sodio g. 5
Potassio mg. 400
Vitamina c mg. 85
Valore nutritivo della frutta fresca, riferita a 100g di parte edibile.
Le proprietà
Per soddisfare il fabbisogno giornaliero di vitamina C del nostro organismo, basta consumare un kiwi al giorno. La vitamina C è l’elemento più importante di questo frutto e per questo motivo, risulta molto utile nel prevenire e curare influenza e raffreddore e nel rinforzare il .sistema immunitario. In alcuni casi è stato impiegato come “alleato” nella terapia contro il cancro, contribuendo ad allungare la vita del paziente. Il kiwi è in grado di prevenire e alleviare i problemi circolatori connessi con la gravidanza, quali la pesantezza alle gambe, la telangectasia, le vene varicose e le emorroidi. Ma non è tutto: combatte molte forme di anemia e la debolezza dell’organismo. Protegge anche il corpo dagli effetti dei radicali liberi, ritardando l’invecchiamento molto più dell’utilizzo di creme e integratori. Inoltre si è rivelato un ottimo protettore di denti, gengive e vasi sanguigni, avendo tra l’altro un ottimo potere cicatrizzante. L’acido ascorbico contenuto nel kiwi è in grado di trasformare il colesterolo in sali biliari, espellendolo dall’organismo e la carenza di ascorbato nel sangue dei fumatori, viene riequilibrata dalle proprietà di questo frutto che si è rivelato anche molto utile contro la stipsi e la prevenzione della depressione, stanchezza cronica e disordini dell’apparato digerente. Infine la consistente presenza di calcio e fosforo, svolge un’azione protettiva sulle ossa, prevenendo e combattendo l’osteoporosi; gli specialisti consigliano anche il consumo di questo frutto per chi ha una pressione arteriosa elevata.
Come scegliere un kiwi “di qualità”
Innanzitutto occorre dire che non tutti i kiwi sono uguali e che la differenza è data proprio dalla provenienza. Quelli che si trovano comunemente in commercio sono generalmente italiani per la maggior parte, ed altri provengono dal Cile e dalla Nuova Zelanda. La nostra penisola è quindi la maggior produttrice di questi frutti, come accennato, e nei mercatini rionali è possibile trovarne di buona qualità anche al di sotto del prezzo di un euro per un kg. I kiwi che provengono dal Cile sono anch’essi di buona qualità, anche se conviene sempre comprare quelli con il marchio “chiquita”, che rappresenta comunque una garanzia. Infine i kiwi Nuova Zelanda, i più cari in assoluto che secondo il parere degli esperti sono anche i migliori dal punto di vista organolettico. Come riconoscere un buon kiwi? In linea generale occorre diffidare di quelli venduti a meno di 2 euro il kg; il frutto deve presentarsi con la buccia integra e quindi senza segni particolari, con una forma regolare e non deve essere né troppo maturo né troppo morbido, per poter essere consumato in assoluta tranquillità.

OGM e tumori


Gran Bretagna: creato un cioccolato che fa bene (quasi) come la frutta



Un'innovazione è stata presentata in anteprima al 245esimo meeting nazionale dell'American Chemical Society dal suo creatore Stefan A. F. Bon dell'Università di Warwick (Inghilterra): si tratta del primo cioccolato tutta salute.

La ricetta riduce del cinquanta per cento i grassi del cioccolato tradizionale e vi aggiunge succo di frutta e vitamina C. Il prodotto è in forma di microbolle che aiutano a mantenere il cioccolato vellutato e denso, pronto a sciogliersi in bocca.

Tutta opera di un approccio chimico che permette di mantenere intatte le caratteristiche gustative del cioccolato senza l'eccessivo apporto calorico e con l'aggiunta dei fattori benefici della frutta. Al grasso si sostituiscono goccioline di frutta a base acquosa o, in alternativa, di cola dietetica capace di ridurre anche il contenuto globale di zuccheri.

La tecnica funziona con tutti i tipi di cioccolato: fondente, bianco e al latte. Il cioccolato infuso alla frutta può essere realizzato in diverse varietà: alla mela, all'arancia, al mirtillo.


La conoscenza e lo studio dei funghi è il più efficace antidoto contro le intossicazioni

La conoscenza e lo studio dei funghi è il più efficace antidoto contro le intossicazioni
di Luigi Cocchi, Carmine Siniscalco
Il 5° Convegno Internazionale di Micotossicologia (5CIMT), svoltosi a Milano il 3–4 dicembre 2012 sul tema:
Funghi e salute: problematiche cliniche, igienico-sanitarie, ecosistemiche, normative e ispettive, legate alla globalizzazione commerciale”
è stato organizzato dalla Commissione di Micotossicologia del Centro Studi Micologici dell’Associazione Micologica Bresadola (CSM–AMB) con la collaborazione del Centro Antiveleni (CAV) dell’Ospedale Niguarda – Cà Granda e della Provincia di Milano ed è stato patrocinato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) e dal Ministero della Salute.
Per l’organizzazione del 5CIMT, come per i precedenti CIMT, la “Commissione di Micotossicologia”, anche in coerenza con lo Statuto di Associazione di Promozione Sociale recentemente riconosciuto all’AMB, si è mossa ricercando ed ottenendo, in una logica di assoluto rispetto delle singole finalità statutarie, la partecipazione di Istituzioni ed Enti (ISPRA, Istituto Superiore di Sanità (ISS), Università e Centri di Ricerca, ASL, Aziende Ospedaliere) con competenze dirette nel campo della Sanità e della ricerca scientifica. Questa sinergia di intenti e di attività è in naturale continuità con l’esperienza maturata e consolidata nell’ultimo ventennio tesa a valorizzare la collaborazione tra le attività scientifico–divulgative di un’associazione come l’AMB e la Pubblica Amministrazione.
La famiglia Muffarotto
La famiglia Muffarotto deceduta a Vicenza nell'ottobre del 1926 in seguito ad avvelenamento da Amanita phalloides (Vaill. ex Fr.) - (foto Archivio fotografico dell’AMB)
Il 5CIMT è coinciso con la fine, in Italia, di un periodo autunnale contrassegnato da una serie impressionante di gravissime e numerose intossicazioni da funghi, in particolare legate al consumo alimentare del fungo Amanita phalloides (Vaill. ex Fr.) Link, che ha provocato sia numerose morti tra gli sprovveduti commensali, sia il ricorso a pesanti terapie mediche, tra cui il trapianto urgente di fegato, nei soggetti ancora trattabili.
Questi gravi episodi di intossicazione alimentare con funghi hanno evidenziato e confermato anche un’altra fenomenologia, per altro già segnalata dalla “Commissione di Micotossicologia del CSM–AMB” negli scorsi anni: purtroppo tra i commensali e gli intossicati gravi ci sono spesso ed in numero rilevante dei “bambini piccolissimi”.
Questa sconcertante realtà è stata oggetto di approfondite valutazioni nell’ambito dei lavori del 5CIMT e lo scambio di opinioni tra i tutti i presenti ha sempre preso spunto da una domanda spontanea: “Ma com’è possibile che, con tutta l’attività di informazione e prevenzione che viene fatta dai 130 “Gruppi Micologici” dell’ AMB sul territorio nazionale e dalle Istituzioni Sanitarie, succedano ancora episodi come questi?”
La risposta a questa domanda è stata molto semplice, al limite dell’ovvietà: “Non si fa abbastanza o non si lavora con efficacia adeguata”.
Da qui è uscita una delle indicazioni operative più significative del 5CIMT dal quale è stata con forza posta l’esigenza di strutturare e potenziare un coordinamento tra le Istituzioni Pubbliche e le Associazioni Micologiche con il fine di incrementare l’attività di sensibilizzazione e di informazione della popolazione in chiave di prevenzione dalle intossicazioni da funghi.
In questa ottica è stata prevista la realizzazione di un “Osservatorio Nazionale Permanente”, ben ramificato sul territorio che, da una parte, raccolga dati in modo organizzato e statisticamente significativo, e, dall’altra, operi perché sui mass media ed anche sulle pubblicazioni specializzate compaiano informazioni corrette.
Quest’ultimo aspetto è in effetti un problema delicato e complesso della materia micotossicologica. Troppo spesso arriva alla popolazione cattiva informazione e disinformazione: dall’appassionato “fungaiolo”, che ha solo una banale conoscenza di poche specie fungine e che troppo superficialmente viene considerato “esperto” e si sente autorizzato a “pontificare sui funghi”, fino ai cosiddetti “esperti” (nutrizionisti, agronomi, biologi, medici) che vengono coinvolti a parlare di funghi nelle trasmissioni televisive pur avendo solo una formazione scolastica ed informazioni superficiali sull’argomento (spesso solo per “sentito dire”) senza competenze specifiche in campo micologico e micotossicologico.
Nel campo della errata informazione micotossicologica si possono documentare numerosi episodi sia sulle reti pubbliche sia su quelle private. A titolo di esempio possiamo citare un episodio relativamente recente su RAI2: mentre il conduttore del TG2 dava la notizia di un’intossicazione mortale da Amanita phalloides, alle sue spalle compariva l’immagine di un’altra specie, una Amanita muscaria (L.) Lam..
La serie continua ed infinita di episodi di cattiva informazione ha spinto la “Commissione di Micotossicologia” alla redazione di un rapporto che raccolga un vero e proprio “stupidario micologico” con il fine e la speranza che chiunque voglia parlare di funghi si convinca, prima o poi, che è da irresponsabili non rivolgersi alle competenze vere che si trovano solo (“almeno per ora”) nelle “Associazioni Micologiche”, negli “Ispettorati Micologici” delle ASL e nei “Centri Antiveleni” più qualificati.
Non a caso vengono citate per prime le “Associazioni Micologiche”, ma ci sono motivazioni culturali e storiche che giustificano questa “priorità”. Infatti, nel nostro paese, lo studio dei cosiddetti “macromiceti”, cioè i funghi dei boschi e dei prati che si vedono ad occhio nudo, è nato e si è sviluppato nel mondo del volontariato scientifico nella seconda parte del secolo scorso mentre negli atenei, storicamente, la “micologia” è presente nelle Facoltà di Agraria con un taglio essenzialmente fitopatologico.
In Italia i docenti nei corsi di formazione degli Ispettori Micologi (figure istituzionali introdotte dalla Legge quadro N. 352/1993) vengono quasi tutti dalle “Associazioni Micologiche” evidenziando un aspetto anomalo tutto italiano in quanto si ha che il docente “Micologo” figlio del “volontariato scientifico-micologico”non ha un “titolo ufficiale” mentre lo stesso sarà acquisito dal discente futuro “Ispettore Micologo”.
L’attuale sottocultura, largamente presente nella pubblica opinione, “sui funghi ed il loro mondo” è composta da un mix di ataviche superstizioni, da osservazioni superficiali e/o casuali e principalmente da esperienze molto limitate e deve rappresentare per tutti i soggetti coinvolti, il vero nemico da sconfiggere.
Purtroppo questa sottocultura è troppo spesso diffusa dai mass media tanto che appare palese la loro responsabilità oggettiva, almeno per gli aspetti morali, nella drammaticità delle intossicazioni che si verificano a seguito di ingestione di funghi.
Tutte queste considerazioni hanno costituito il substrato di fondo sul quale si sono affrontate le tematiche del 5CIMT con lo scopo di fare il punto sui più recenti sviluppi riguardanti:
  1. Micotossicologia clinica,
  2. Attività di prevenzione e controllo delle Istituzioni sanitarie italiane,
  3. Questioni poste dalla globalizzazione commerciale,
  4. Attività degli Organi ispettivi e di vigilanza.
Si sono inoltre considerate alcune tra le più importanti esperienze scientifiche internazionali estendendo il concetto di Micotossicologia, finora riferita solo all’uomo, alla Micoterapia, alla Tossicologia ambientale ed al Biorimedio.

Micotossicologia clinica

Sono stati trattati argomenti importanti che vanno dall’epidemiologia alle nuove prospettive sulle metodiche di diagnosi. È emerso che in Italia l’epidemiologia è un problema rilevante in quanto, non esistendo un registro nazionale delle intossicazioni fungine, il CAV di Milano ha potuto presentare al 5CIMT solo i suoi casi per cui la problematica è difficilmente quantificabile per l’intera nazione sia in termini di numeri reali di pazienti intossicati sia in termini di gravità dell’intossicazione stessa. In pratica non c’è ancora certezza non solo sulle specie responsabili delle intossicazioni ma anche sul numero e la dimensione effettiva delle evoluzioni infauste delle intossicazioni con decessi e trapianti determinati dall’ingestione di funghi non controllati.
Le terapie necessarie richiedono la collaborazione di diverse figure professionali come il medico di Pronto Soccorso, il Tossicologo, il Micologo ed il Laboratorista, operatori indispensabili per fornire elementi utili ad inquadrare in maniera corretta la diagnosi e la relativa terapia. Inoltre nel 5CIMT si è fatto il punto della situazione italiana di queste quattro figure professionali analizzando eventuali correttivi da mettere in atto per migliorarne le azioni e le sinergie tra di esse.
Nell’ottica di una più certa e rapida diagnosi, sono state presentate relazioni sull’aspetto genetico dell’amanitina sia in tema di biosintesi sia per l’applicazione della biologia molecolare alla ricerca dell’amanitina nei liquidi biologici, alle metodiche di screening eventualmente utilizzabili per il futuro con l’obiettivo di rendere più rapida possibile e certa la determinazione dell’amanitina all’evidente fine di eliminare la mortalità o le terapie più pesanti (trapianti d’organo). Importanti sono stati i contributi internazionali sia sull’aspetto delle ricerche genetiche sull’amanitina sia sulle esperienze cliniche di intossicazioni da diverse specie del Genere Amanita aprendo così nuovi orizzonti sui recenti aspetti tossicologici dimostratisi molto interessanti e probanti la relazione tra le diverse specie del Genere Amanita e le gravi insufficienze renali.
E’ stata anche affrontata un’analisi storica delle esperienze terapeutiche nelle intossicazioni da amanitina che hanno avuto come bersaglio il fegato. Le “datate” terapie basate sulla decontaminazione con carbone e l’infusione di abbondanti quantità di liquidi restano valide a tutt’oggi in assenza di antidoti efficaci a contrastare la pericolosità della tossina.
Amanita phalloides
Esemplari in habitat di Amanita phalloides (Vaill. ex Fr.) - (foto Archivio fotografico dell’AMB)
amanita muscaria
Esemplari in habitat di Amanita muscaria (L.) Lam. - (foto Archivio fotografico dell’AMB)

Moderni aspetti della Micotossicologia

A differenza dal passato, sono state presentate recenti esperienze scientifiche internazionali estendendo il concetto della Micotossicologia classica, riferita finora solo all’uomo, anche a branche scientifiche che recentemente hanno assunto ruoli di primo piano nello studio dei macromiceti quali la Micoterapia, la Tossicologia ambientale collegata alla Bioindicazione ed al Biorimedio.
Per quanto riguarda la Micoterapia si è posto l’accento sulla necessità assoluta che in Occidente i protagonisti e gli operatori di questa branca della Micologia operino con rigore scientifico, in considerazione del fatto che un fungo considerato “medicinale” usato male e senza adeguati controlli e supporti sperimentali e clinici può diventare “tossico”, come capita per qualsiasi altro medicinale. In riferimento alla Tossicologia ambientale (Bioindicazione e Biorimedio) ci pare che nel Convegno si sia dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, il ruolo chiave che i funghi superiori giocano negli ecosistemi terrestri, aprendo così orizzonti nuovi alla Micotossicologia non immaginabili fino a pochi anni fa. L’uomo, e di conseguenza la sua salute, non è più considerato un essere vivente distaccato dagli habitat terrestri in cui vive, nutrendosi anche dei prodotti della natura, ma emerge come una componente essenziale degli ecosistemi di cui è parte integrante con coinvolgimenti diretti nelle alterazioni degli equilibri ambientali spesso provocate con le proprie attività.
Questo significativo passo avanti, con l’apertura di nuovi panorami per la Micologia, è uno dei principali risultati del 5CIMT con rilevanti conseguenze sia sul piano culturale sia sul piano scientifico. Il traguardo della nuova visione della “problematica Micologica” è una novità internazionale ed è stato raggiunto per la prima volta in Italia grazie al “Progetto Speciale Funghi” dell’ISPRA che, praticamente negli ultimi dieci anni, con grande impegno e capacità sinergiche, ha unito l’esperienza sul campo e le competenze tassonomiche dell’AMB con quelle scientifiche degli Enti ed Istituti di Ricerca per poter giungere ad un unica “Struttura di Ricerca” che, tra l’altro, sia in grado di interagire a largo spettro sul territorio in materia di tossicologia micologica.

Attività di prevenzione e controllo delle Istituzioni Sanitarie italiane. Questioni poste dalla globalizzazione commerciale

Queste tematiche si riferiscono ad importanti questioni tecniche che riguardano direttamente la salvaguardia della salute del consumatore in riferimento alla sicurezza alimentare dei funghi (freschi, secchi, in conserva, funghi presenti nei “piatti pronti”) nell’ambito del commercio, della trasformazione e del consumo. Grazie al contributo di esperti, tra i massimi del settore, si è fatto il punto sulle conoscenze scientifiche su tutte le tipologie di contaminanti potenzialmente pericolosi per la salute: presenza di larve di ditteri micetofilidi, di artropodi fungicoli, molecole bioattive, rischio tossina botulinica (in questo caso particolare si è discusso in modo approfondito sulla necessità di fornire informazioni corrette alla pubblica opinione affinché le preparazioni domestiche di funghi in conserva siano prive di pericoli ed in particolare del batterio Clostridium botulinum), presenza di nicotina nei funghi. L’obiettivo delle ricerche e degli studi è quello di mettere a punto una regolamentazione coerente a livello europeo sui tenori massimi di presenza dei diversi contaminati in tutte le forme con le quali i funghi vengono proposti al consumatore.

Attività degli Organi ispettivi e di vigilanza

Aspetti nuovi ed interessanti, perché riguardanti un’ottica molto concreta ed operativa della Micotossicologia, sono stati proposti dagli Organi Istituzionali italiani con funzioni ispettive, di vigilanza e di polizia. Di particolare interesse: l’attività dell'Ufficio di Sanità Marittima ed Aerea (USMAF), organo periferico del Ministero della Salute che ha il compito di effettuare controlli ufficiali di frontiera sugli alimenti di origine non animale; l’esperienza pilota del Protocollo Operativo del Corpo Forestale dello Stato (CFS) per la Regione Campania inerente la vigilanza nella raccolta e commercializzazione dei funghi epigei ed ipogei; le problematiche scaturite dalle attività di controllo del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità (NAS) dell'Arma dei Carabinieri nelle fasi di produzione, commercializzazione e vendita dei funghi. Anche in questo 5CIMT è emerso con chiarezza l’importanza di un rapporto stretto con le Associazioni Micologiche di carattere nazionale come l’AMB che, per la presenza capillare sul territorio e per il pluridecennale accumulo di conoscenze ed esperienze riguardanti il “mondo dei funghi”, possono fornire utili consigli ed indicazioni ma più specificatamente contribuire alla formazione professionale degli addetti degli organi di controllo.

Tavola rotonda conclusiva sul tema “Metodiche da seguire per ricavare dati e reports maggiormente attendibili e completi, che permettano di ottenere valutazioni più attente sulle intossicazioni da funghi, attraverso procedure anche diverse tra loro

Si è preso atto dei grandi passi fatti in alcune Regioni con l’istituzione degli Ispettorati Micologici pubblici, l’attività di certificazione dei funghi destinati al commercio al dettaglio, l’attività di prevenzione soprattutto mirata al controllo micologico dei funghi per l’autoconsumo, la consulenza alle strutture sanitarie nei casi di sospette intossicazioni da funghi, la consulenza agli USMAF nelle importazioni di funghi, ed anche, in alcuni casi, l’istituzione di Centri di Controllo Micologico di secondo livello per verifiche maggiormente approfondite. Si evidenzia tuttavia che queste attività, in particolare il supporto micotossicologico nelle sospette intossicazioni da funghi, sono presenti sul territorio nazionale in modo disomogeneo, a “macchia di leopardo”, in quanto solo poche Regioni si sono dotate di una simile strutturazione in rete con l’Assessorato alla Sanità. In generale mancano procedure, protocolli, linee operative concordate, validate e diffuse fra gli operatori sanitari, che comprendano gli interventi del Pronto Soccorso, del CAV, del Micologo, del Sanitario ospedaliero. In molti Ispettorati non viene lasciata traccia dell’attività svolta e, soprattutto, non vengono trasmessi i rapporti (“reports”) delle varie attività micotossicologiche ai Servizi competenti regionali. Preso atto che i funghi sono ampiamente utilizzati come alimento (seppure, a nostro parere, in modo assolutamente improprio, ma su questa tematica siamo impegnati in approfondimenti che contiamo di presentare al 6CIMT), è opportuno garantirne al consumatore la dovuta sicurezza alimentare come prevede il Reg. CE n.178/2002. Le Aziende Sanitarie Locali e la Direzione Generale per l'Igiene e la Sicurezza degli Alimenti e Nutrizione (DGISAN) presso il Ministero alla Salute si devono attivare al fine di garantire il raggiungimento di questo obiettivo, mettendo in rete i Centri di intossicazione da alimenti in generale, creando una banca dati solo per questa tipologia di intossicazioni, definendo le modalità ed i campi per l’attivazione del Sistema di Allerta Rapido per Alimenti e Mangimi (Rapid Alert System for Food and Feed – RASFF). E’ necessario inoltre rivedere e modificare immediatamente sia le normative quadro in materia di commercializzazione dei funghi epigei freschi e conservati, sia il DM 686/96 che fissa i criteri e le modalità per il rilascio dell’attestato di micologo, al fine di allinearle alle recenti normative europee e favorire una formazione maggiore, più completa e qualificante. Si è ritenuto necessario infine favorire una maggiore informazione sul tema della prevenzione da intossicazione da funghi attraverso la realizzazione di progetti che coinvolgano i Ministeri della Salute e dell’Ambiente, le Regioni, i Centri Antiveleni, gli Istituti Zooprofilattici, l’ISPRA, l’ISS, le Agenzie Regionali Ambientali, le ASL, le Università e le Associazioni micologiche maggiormente organizzate e rappresentate, presenti sul territorio nazionale, come ad esempio l’Associazione Micologica Bresadola.

Conclusioni

Vogliamo concludere questa nota proponendo ai lettori il “Decalogo” di consigli diffuso nell’autunno 2012 dal Ministero della Salute. Questa lista di importantissimi suggerimenti è da considerarsi un segno positivo e tangibile della risposta delle Istituzioni a questo tipo di eventi. Infatti quest’anno è la prima volta che è stato documentato un vero e proprio “bollettino di guerra” a livello nazionale per le intossicazioni da funghi che ha portato ad una presa di coscienza, al più alto livello istituzionale, dei pericoli che i macromiceti possono costituire per la popolazione.
Ci corre comunque l’obbligo di sottolineare che tale “Decalogo” raccoglie numerose indicazioni dell’AMB maturate nelle pluridecennali esperienze frutto sia di lavori di campo, sia di attività di studio e ricerca dimostrando concretamente la proficua “sinergia” che può intercorrere tra il “Mondo del Volontariato” e le “Istituzioni Pubbliche” ad ogni livello.
DECALOGO
  1. Consumare solo funghi controllati da un vero Micologo (diffida degli “esperti improvvisati”)
  2. Consumare quantità moderate
  3. Non somministrare ai bambini
  4. Non somministrare a donne gravide
  5. Consumare solo funghi in perfetto stato di conservazione
  6. Consumare funghi ben cotti e masticare correttamente
  7. Sbollentare i funghi prima del congelamento e consumarli entro 6 mesi
  8. Non consumare funghi raccolti lungo le strade e vicino a centri industriali
  9. Non regalare i funghi raccolti se non controllati
  10. Nei funghi sott’olio si può sviluppare la tossina del botulino

venerdì 12 aprile 2013

AGRICOLTURA MODERNA - LA NECESSITA' DI UN CAMBIAMENTO


CANCRO E INDUSTRIA ALIMENTARE


L'avocado, il frutto che fa bene alla salute e alla bellezza di pelle e capelli


Sono pochi gli alimenti che vengono in genere considerati dai nutrizionisti come protettivi della salute a tutto tondo. Uno di questi è l'avocado, frutto ricco di grassi salutari, uno dei pochi in grado di salvaguardare l'intero organismo da invecchiamento precoce e da diverse malattie. Ernest Hemingway lo considerava il vero frutto del paradiso, un nutrimento prezioso e senza rivali se paragonato ad altri frutti esotici.

Originario del Messico e delle Antille, l'avocado ha un delizioso sapore che ricorda il fresco delle pere mature ma anche la forza decisa del burro e il profumo delle nocciole. La sua principale caratteristica nutrizionale è la ricchezza di Omega 3 e di acido linolenico, grassi capaci di stimolare la produzione di colesterolo buono e di frenare il deposito di quello cattivo.

Mangiando in modo regolare avocado è possibile ottenere una diminuzione di trigliceridi e colesterolo, prevenire l'arteriosclerosi e molte patologie causate dall'ostruzione del cuore e delle arterie, ridurre le tossine nel sangue; tutto questo aggiungendo allo stesso tempo colore e sapore alla nostra alimentazione.

Gli effetti positivi non sono solo per il cuore: l'avocado è anche ricco di sostanze antiossidanti come provitamina A (14 mg per 100 grammi di parte commestibile) e vitamina E, che aiutano a liberare le cellule dai radicali liberi rallentando l'invecchiamento della pelle e mantenendone l'elasticità.

Proprio per queste sue caratteristiche l'avocado può essere considerato un vero e proprio integratore di bellezza: agendo dall'interno fornisce principi attivi che favoriscono tono e luminosità di viso e corpo, ed è la scelta ideale per chi ha la pelle spenta, poco tonica ma anche per chi ha abusato di lampade abbronzanti e tintarelle al mare.


giovedì 11 aprile 2013

Dove acquistano i prodotti ortofrutticoli le famiglie italiane?


In Italia, la distribuzione dei canali per l'acquisto di ortofrutta sta seguendo un percorso intrapreso già dai primi anni del nuovo millennio, quando ha iniziato a evidenziarsi una flessione dei mercati rionali e della vendita ambulante, a vantaggio dei supermercati: in dieci anni, i primi sono passati dal 36 al 23% delle quote di mercato, mentre i supermercati sono cresciuti dal 26 al 35%.

Secondo quanto osservato dall'analisi completa dei dati 2012 sui consumi di ortofrutta in Italia – presentato dal Cso Centro servizi ortofrutticoli di Ferrara sulla base delle rilevazioni GFK Italia - la situazione di instabilità economica delle famiglie è uno dei probabili motivi per il quale i discount acquisiscono, dopo quattro anni di stabilità, un ulteriore punto percentuale delle quote, attestandosi sull’8%.


I dettaglianti specializzati mantengono un panorama di quote molto stabile (17%), così come le piccole superfici (2%) e i dettaglianti tradizionali (2%).



Ortofrutta: evoluzione acquisti al dettaglio per canale commerciale in quantità (% sul totale). Dal basso, in blu gli ipermercati (12%), in rosso i supermercati (35%), in verde i discount (8%) e in viola le piccole superfici (2%). Clicca qui per un ingrandimento della tabella.
In termini di volume (vedi grafico sopra), nella vendita dell'ortofrutta viene confermata la leadership della distribuzione moderna (iper, super, discount e piccole superfici) che, con il 57%, fa registrare un andamento costante di crescita dal 2003 ad oggi (+0,9% rispetto all’anno scorso), sebbene molti operatori segnalino un peggioramento della marginalità sui prodotti ortofrutticoli.

In termini di valore, pur con percentuali diverse, si rispecchia il trend dei volumi: 61% per la distribuzione moderna, 21% per il dettaglio ambulante, 16% il dettaglio specializzato, ecc. Nel grafico sottostante, gli acquisti al dettaglio di ortofrutta per canale commerciale in valore (in 1.000 di euro).


Clicca qui per un ingrandimento della tabella.

I prezzi medi d'acquisto

Spostando l’attenzione sui prezzi medi di acquisto per canale commerciale, a partire dal 2003 l’andamento medio mostra un aumento del 14%: da 1,48 €/kg a 1,68 €/kg.


I dettaglianti ambulanti mantengono i prezzi più bassi per l'acquisto di ortofrutta, con un valore medio di 1,52€/kg. A seguire, i discount con prezzi medi a 1,59 €/kg, quindi gli ipermercati con 1,72 €/kg, e le piccole superfici con 1,81 €/kg. Il canale più costoso per l’acquisto di generi ortofrutticoli freschi è identificato nei supermercati con 1,82 €/kg (vedi grafico sottostante).



Acquisti al dettaglio di ortofrutta: prezzo medio dei principali canali (€/kg) Fonte: elaborazioni CSO su dati GFK Italia. Clicca qui per un ingrandimento della tabella.

La distribuzione geografica degli acquisti al dettaglio di ortofrutta

Nel 2012 la distribuzione geografica dei consumi è in linea con quella degli anni precedenti, i volumi sono fondamentalmente invariati: al Nord-Ovest si concentra il 27% degli acquisti complessivi nazionali, al Nord-Est il 18%, al Centro il 18% e al Sud e Isole il 37%.

In termini di valore, a fronte di altrettanta stabilità della distribuzione, le percentuali cambiano notevolmente: al Nord-Ovest si condensa il 31% della spesa, al Nord-Est il 20%, al Centro il 19% e al Sud e Isole il 30%

Nel 2012 i prezzi medi sono indicati in aumento in tutte le aree: Nord-Ovest 1,91 €/kg, Nord-Est 1,86 €/kg, Centro 1,78 €/kg, Sud e Isole 1,39 €/kg.

Per quanto riguarda il mercato al dettaglio dell'ortofrutta, al Nord-Ovest il 35% degli acquisti è concentrato nei supermercati. I mercati rionali e ambulanti sono fermi al 21% e gli ipermercati al 18%. I discount, che dieci anni fa erano al 6%, ora salgono al 9%.

Nel Nord-Est sono due gli aspetti da evidenziare: la supremazia dei supermercati, che raggiungono la quota più alta in Italia con il 63%, e il ruolo oramai marginale dei mercati ambulanti che concentrano solo il 3% degli acquisti.

Le abitudini d’acquisto di ortofrutta, come è noto, cambiano decisamente scendendo da nord a sud, tuttavia al Centro si manifesta ancora una tendenza verso la distribuzione moderna, in particolare verso i supermercati (43% delle fonti di acquisto) a scapito del dettaglio ambulante (17%). Seguono con quote inferiori gli iper (11%), i discount (12%) e il dettagliante specializzato (13%).

Al Sud e Isole, infine, le forme di vendita tradizionali come i mercati ambulanti e i fruttivendoli detengono il 63% delle quote nel 2012. Ma dal 2003 - quando tale quota era pari all’81% - lo spazio commerciale è stato lentamente occupato dai supermercati che oggi soddisfano il 17% degli acquisti e dai discount, che nel 2012 raggiungono il 7%. Gli ipermercati si mantengono stabili al 7%.

Tumori e piante medicinali. Erbe palliative

In Italia, almeno un quarto dei malati di cancro ricorre a prodotti erboristici, sperando di sentirsi meglio. La fitoterapia può davvero giovare? In alcuni casi sì, ma solo se usata con la guida del medico


Che cosa spinge un malato di tumore a cercare sollievo nelle erbe? La speranza di combattere meglio la malattia, ma soprattutto l' idea che le cure "verdi" diano consolazione, facciano sentire meglio. Ha risposto così un migliaio di malati in fase avanzata intervistati in 14 Paesi europei, Italia compresa. Ricerca modesta sotto il profilo numerico, ma interessante perché è la prima nel Vecchio Continente (negli Stati Uniti queste indagini abbondano e ne emerge una percentuale di adesioni alle cure alternative che supera il 40%). Coordinata da Alex Molassiotis, della Scuola infermieri dell' Università di Manchester in Gran Bretagna, l' inchiesta, pubblicata di recente sulla rivista Annals of Oncology, in Italia ha reclutato 52 malati, fra i quali la scelta di terapie alternative, erbe medicinali in testa, è risultata del 73% contro una media europea del 36%; una delle più alte. Il fai da te «Il campione è troppo piccolo per fotografare in modo reale la richiesta - commenta Fabio Firenzuoli, direttore del centro di Medicina naturale dell' Ospedale San Giuseppe di Empoli e presidente dell' Associazione nazionale medici fitoterapeutici (AMFIT) -. Tuttavia, anche dalla nostra esperienza emerge un fenomeno di dimensioni importanti: fra i malati di tumore non ospedalizzati il 25% prende un preparato erboristico, nella maggior parte dei casi in modo incontrollato e confuso, mischiando sostanze di ogni tipo e genere. Spesso, senza informarne il medico curante, incorrendo nel rischio di interferenze con i farmaci chiemioterapici. Questi pazienti si affidano a preparazioni domestiche di piante "fantasiose", come il frullato di Aloe mischiato a grappa e miele o veri e propri miscugli di erbe, privi di qualsiasi riscontro scientifico. La motivazione è sempre la stessa: non si cerca un' alternativa alle cure ortodosse, ma si pensa che le erbe aiutino a star meglio. Nella mia esperienza soltanto l' 1% dei malati chiede un trattamento di fitoterapia al posto della terapia tradizionale». L' effetto placebo Un' automedicazione che spesso non funziona - stando all' indagine europea i soddisfatti non superano il 22% -, ma che si diffonde sempre di più sul filo del passa parola. Stando all' indagine, il consiglio di prendere un prodotto erboristico arriva per lo più dagli amici (56% dei casi), dai familiari (29%) e dai media, giornali e televisione (28%). L' indicazione del medico curante si attesta su un modesto 18%, seguita dalle informazioni ricavabili da Internet (9%). Il ricorso alle erbe sembra avere, però, un effetto rasserenante, visto che il 42% degli intervistati afferma di sentirsi meglio sotto il profilo emozionale. E, quasi a confermare un evidente effetto placebo, la scelta del rimedio cambia a seconda delle tradizioni erboristiche dei singoli Paesi: in Scozia si utilizza il tè verde, in Svizzera il vischio, in Spagna e in Italia l' aloe vera, in Svezia il ginseng, in Grecia una pasta ottenuta dalle foglie di ulivo, in Islanda l' angelica. Che la cura "verde" sia motivata soprattutto dal malessere psicologico sembra indicarlo la gravità della malattia degli intervistati: al primo posto c' è il tumore al pancreas, seguito da quello del fegato, delle ossa, del cervello. L' importanza del disagio psichico trova conferma in una ricerca del Dana-Farber Cancer Institute di Boston, pubblicata qualche anno fa sulla rivista New England Journal of Medicine, secondo la quale le donne operate di cancro al seno che si rivolgevano alla fitoterapia, o all' omeopatia e all' agopuntura erano quelle che vivevano con maggiore angoscia la loro malattia. Nella prevenzione Effetto placebo a parte, quali evidenze ci sono oggi di una reale utilità delle erbe nella patologia tumorale? «Esistono certezze sull' efficacia di certe costituenti delle piante nella prevenzione della malattia - risponde Firenzuoli, autore di Fitoterapia, guida all' uso clinico delle piante medicinali (Masson Editore) arrivato alla terza edizione e del recentissimo Erbe, istruzioni per l' uso (Tecniche Nuove editore) - . Il licopene, pigmento rosso dei pomodori, protegge dal tumore della prostata, ma ricercatori dell' università dell' Illinois hanno dimostrato che il consumo quotidiano di pomodori influisce positivamente anche sull' evoluzione della malattia in atto, effetto dimostrato dall' abbassamento dei valori di Psa (una delle spie del peggioramento del tumore). L' aglio, impiegato tradizionalmente in fitoterapia come cardioprotettore, sembra capace di giocare un ruolo importante nella prevenzione del cancro allo stomaco e al colon. Uno studio recente condotto in Cina, in Cangshan, ha messo in relazione la bassa incidenza di questo tumore con l' elevato consumo di aglio degli abitanti rispetto ad altre regioni di quel Paese». I benefici terapeutici Ma sul fronte della terapia, le piante medicinali hanno un effetto per lo meno adiuvante, possono contrastare gli effetti collaterali della chemioterapia? «E' il campo dove le prove di efficacia sono più consistenti - risponde ancora Fabio Firenzuoli -. Di due piante medicinali è certo il beneficio nel combattere la stanchezza dovuta ai trattamenti chemio e radioterapici: il Ginseng e l' Eleuterocco, detto quest' ultimo anche il Ginseng indiano di cui si utilizzano gli estratti. Entrambi questi preparati di fitoterapia stimolano il sistema immunitario. Ma anche dell' Astragalo sono dimostrati effetti analoghi: studi recenti hanno messo in evidenza che può contrastare l' immunosoppressione indotta dalla radio e dalla chemioterapia, con il vantaggio, rispetto agli altri due, di non dare effetti collaterali. Le preparazioni a base di gel di Aloe, infine, sono efficaci nel trattamento delle lesioni cutanee da radiazioni, ma anche per prevenirle. La Valeriana ha un effetto sedativo utile in questi malati e per combattere la depressione funziona bene l' Iperico. Molti altri preparati per fitoterapia sono oggi allo studio in tutto il mondo: si tratta di un settore della ricerca in grande espansione anche se per molti di questi, i test si svolgono sulle culture cellulari in laboratorio con risultati interessanti, ma ancora lontani da una possibile applicazione clinica. Il vischio, ad esempio, sta dimostrando una attività tossica diretta su linee cellulari cancerose umane, riferibile al suo contenuto in lectine; le epigallotechine gallato presenti nelle foglie del Tè verde sembrano capaci di inibire l' angiogenesi, la capacità del tumore di garantirsi nella sua crescita i vasi indispensabili a nutrirlo. Ma per una terapia nell' uomo il passo è lungo». Che queste ricerche abbiano ancora bisogno di un lungo lavoro in laboratorio lo dimostra anche la scarsa attenzione che dedica loro il Centro nazionale per la medicina alternativa e complementare americano (NCCAM), il distaccamento dei National Institutes of Health che dopo un attenta analisi stanzia fondi federali per studi clinici in questo ambito. Istituito nel 2000, con sede a Bethesda, l' Istituto in questi anni ha finanziato studi che hanno dato risultati importanti, come la dimostrazione dell' efficacia dell' Iperico (l' erba di San Giovanni) nella depressione e dell' agopuntura nell' artrite. Ma le ricerche attualmente in corso su diversi piante medicinali (Ginkgo Biloba, Ginseng, Echinacea e Valeriana) non riguardano possibili impieghi nei malati di tumore. Internet Informazioni pericolose Una ricerca sui siti in lingua inglese ha scoperto che vengono propagandati rimedi ancora sperimentali D ei seicento milioni di utilizzatori di Internet in tutto il mondo, il 40% circa vi si rivolge per motivi di salute. E, stando una ricerca condotta nel 2001 dal Pew Internet & American Life Project, all' interno di questo gruppo, il 48% "naviga" per trovare informazioni sulle cure complementari. Considerando che i prodotti indicati da questi siti non impongono la ricetta medica, l' influenza della rete sulle scelte terapeutiche delle persone può essere rilevante. Ma qual è la qualità dell' informazione di medicina alternativa su Internet, soprattutto per la cura dei tumori? Poco documentata e approssimativa. Lo ha scoperto un' indagine condotta dall' Università di Exeter, in Gran Bretagna, pubblicata su "Annals of Oncology". I ricercatori hanno selezionato trentadue siti in lingua inglese e li hanno analizzati in modo accurato. Le proposte di cura sono discutibili: come "terapia certa per il cancro" ricorre con grande frequenza il vischio, tanto da posizionarsi al quinto posto nella graduatoria dei trattamenti più consigliati. In realtà, gli estratti di questa pianta, pur oggetto oggi di molti studi (è stata dimostrata la loro attività tossica su cellule leucemiche in laboratorio) non sono ancora disponibili in forma standardizzata. Con l' aggravante che espongono ad effetti collaterali di un certo rilievo. IL MALESSERE PSICHICO Sembra la spinta più forte verso le terapie complementari: lo dimostra la gravità della patologia, per lo più in fase avanzata, di chi ricorre a cure «verdi» LA STANCHEZZA E' dovuta alla chemioterapia, ma può essere contrastata con estratti di Ginseng e di Eleuterocco. Analogo l' effetto che si ottiene con l' Astragalo Legge attesa L' erboristeria ora al Senato La legge sull' erboristeria potrebbe essere licenziata dal Parlamento entro l' estate. Intanto è entrata in vigore la direttiva europea per la registrazione dei fitoterapici A rriveremo finalmente alla sospirata legge sull' erboristeria? Il testo, approvato alla Camera dei deputati nel marzo dello scorso anno, è approdato in Senato e, secondo il suo relatore, Roberto Ulivi, di Alleanza Nazionale, potrebbe essere licenziato prima dell' estate. Intanto è in via di applicazione la direttiva europea, approvata nel marzo dello scorso anno, che stabilisce una procedura di registrazione semplificata a livello comunitario per i prodotti di fitoterapia, che ne favorirà anche il libero mercato all' interno dell' Unione. Secondo la nuova procedura, i requisiti di qualità da rispettare non includeranno le prove d' efficacia e sicurezza indispensabili per le medicine, cioè test preliminari sull' animale da esperimento e studi sui pazienti. Per dimostrare l' efficacia e la sicurezza della pianta medicinale, sarà sufficiente che le aziende esibiscano le prove di un suo impiego (senza che abbia provocato danni alla salute) da almeno trent' anni; di questi quindici all' interno della Comunità Europea. Per entrare nell' iter di registrazione, il preparato dovrà contenere solo ingredienti a base di erbe. L' eventuale aggiunta di vitamine o di minerali sarà ammessa se la loro azione è sinergica a quella del prodotto fitoterapico. L' indicazione d' uso, inoltre, dovrà essere tale da non richiedere la supervisione del medico (si tratta di prodotti da banco). Necessaria, infine, la definizione del dosaggio e della via di somministrazione. La direttiva europea sollecita anche la creazione di un comitato permanente per le piante medicinali presso l' Emea, l' Agenzia europea per la valutazione e l' autorizzazione dei farmaci, che ha sede a Londra. Il suo compito sarà quello di studiare ed approvare una lista di piante che possono essere commercializzate per la fitoterapia. La direttiva ha il pregio di armonizzare la legislazione a livello europeo (solo Francia e Germania avevano finora qualcosa di simile). Corre, però, il rischio di mettere in soffitta qualsiasi ricerca clinica su larga scala sulle piante medicinali, come sottolinea Peter De Smet, dell' Istituto scientifico dei farmacisti olandesi, in un editoriale appena uscito sul "New England Journal of Medicine".
Porciani Franca


Nove super-alimenti per il cervello


Il cervello è il vero e proprio direttore d'orchestra del corpo, controlla infatti tutte le funzioni del nostro organismo. Ecco perché è importante introdurre nella propria alimentazione cibi che possano proteggerlo da eventuali danni ed essere benefici per il suo corretto funzionamento.

Vi presentiamo alcuni degli alimenti consigliati, dei veri e propri "superfood" per chi vuole mantenere il proprio cervello giovane e in forma:

1. Spinaci
Gli spinaci sono una verdura ricca di proprietà in grado di proteggere le cellule nervose dagli effetti dell'invecchiamento. Negli spinaci sono presenti in diverse quantità vitamine e sali minerali ma è in particolare la vitamina K che contribuisce al giusto equilibrio di cervello e sistema nervoso oltre che alla coagulazione del sangue in caso di ferite.

2. Mirtilli
Questi frutti di bosco contengono delle sostanze nutritive dette proantocianidine che proteggono il cervello dall'effetto delle tossine ambientali e sono in grado di diminuire l'attività dei radicali liberi. Le proantocianidine presenti nel mirtillo sono più concentrate ed efficaci delle vitamine C ed E e aiutano anche in caso di perdita di memoria o declino delle abilità motorie. Questi frutti hanno poi azione antinfiammatoria.

3. Uva

Uva, succo d'uva e vino rosso proteggono il cervello dall'Alzaheimer. Il segreto di questo frutto si chiama resveratrolo, antiossidante particolarmente benefico per le cellule cerebrali dato che, tra le altre cose, le protegge dall'effetto dei radicali liberi. Le uve rosse sono quelle più ricche di resveratrolo.

4. – 7. Alimenti ricchi di Omega 3 (salmone selvatico, noci, semi di lino e semi di canapa).
Si tratta di 4 diversi alimenti ma tutti accomunati dalla preziosa ricchezza di Omega 3. Il cervello, composto per il 60% da grassi, ha bisogno di grassi sani per ridurre le infiammazioni ed essere in grado di proteggersi dalle sostanze nocive. Ecco perché gli acidi grassi Omega 3 che si trovano in salmone selvatico, noci, semi di lino e semi di canapa aiutano a ridurre le infiammazioni, sostenere le funzioni celebrali e migliorare la memoria. Per quanto riguarda il salmone è importante che sia selvatico in quanto in quelli di allevamento sono stati riscontrati alti livelli di mercurio, sostanza molto pericolosa per il cervello e non solo...

8. Pomodori

Ne abbiamo parlato più volte, i pomodori contengono il famoso licopene e ormai numerose ricerche hanno dimostrato che chi consuma quotidianamente questa sostanza ha ricordi più nitidi e funzioni celebrali migliori. Il licopene è molto presente anche nell'anguria.

9. Tè
Le persone che bevono due o più tazze di tè al giorno hanno meno probabilità di sviluppare il morbo di Parkinson. Meglio scegliere il tè verde in quanto contiene potenti antiossidanti in grado di proteggere dai radicali liberi e ridurre anche il rischio di coaguli di sangue. 

Fonte: www.wellme.it