giovedì 11 aprile 2013

Tumori e piante medicinali. Erbe palliative

In Italia, almeno un quarto dei malati di cancro ricorre a prodotti erboristici, sperando di sentirsi meglio. La fitoterapia può davvero giovare? In alcuni casi sì, ma solo se usata con la guida del medico


Che cosa spinge un malato di tumore a cercare sollievo nelle erbe? La speranza di combattere meglio la malattia, ma soprattutto l' idea che le cure "verdi" diano consolazione, facciano sentire meglio. Ha risposto così un migliaio di malati in fase avanzata intervistati in 14 Paesi europei, Italia compresa. Ricerca modesta sotto il profilo numerico, ma interessante perché è la prima nel Vecchio Continente (negli Stati Uniti queste indagini abbondano e ne emerge una percentuale di adesioni alle cure alternative che supera il 40%). Coordinata da Alex Molassiotis, della Scuola infermieri dell' Università di Manchester in Gran Bretagna, l' inchiesta, pubblicata di recente sulla rivista Annals of Oncology, in Italia ha reclutato 52 malati, fra i quali la scelta di terapie alternative, erbe medicinali in testa, è risultata del 73% contro una media europea del 36%; una delle più alte. Il fai da te «Il campione è troppo piccolo per fotografare in modo reale la richiesta - commenta Fabio Firenzuoli, direttore del centro di Medicina naturale dell' Ospedale San Giuseppe di Empoli e presidente dell' Associazione nazionale medici fitoterapeutici (AMFIT) -. Tuttavia, anche dalla nostra esperienza emerge un fenomeno di dimensioni importanti: fra i malati di tumore non ospedalizzati il 25% prende un preparato erboristico, nella maggior parte dei casi in modo incontrollato e confuso, mischiando sostanze di ogni tipo e genere. Spesso, senza informarne il medico curante, incorrendo nel rischio di interferenze con i farmaci chiemioterapici. Questi pazienti si affidano a preparazioni domestiche di piante "fantasiose", come il frullato di Aloe mischiato a grappa e miele o veri e propri miscugli di erbe, privi di qualsiasi riscontro scientifico. La motivazione è sempre la stessa: non si cerca un' alternativa alle cure ortodosse, ma si pensa che le erbe aiutino a star meglio. Nella mia esperienza soltanto l' 1% dei malati chiede un trattamento di fitoterapia al posto della terapia tradizionale». L' effetto placebo Un' automedicazione che spesso non funziona - stando all' indagine europea i soddisfatti non superano il 22% -, ma che si diffonde sempre di più sul filo del passa parola. Stando all' indagine, il consiglio di prendere un prodotto erboristico arriva per lo più dagli amici (56% dei casi), dai familiari (29%) e dai media, giornali e televisione (28%). L' indicazione del medico curante si attesta su un modesto 18%, seguita dalle informazioni ricavabili da Internet (9%). Il ricorso alle erbe sembra avere, però, un effetto rasserenante, visto che il 42% degli intervistati afferma di sentirsi meglio sotto il profilo emozionale. E, quasi a confermare un evidente effetto placebo, la scelta del rimedio cambia a seconda delle tradizioni erboristiche dei singoli Paesi: in Scozia si utilizza il tè verde, in Svizzera il vischio, in Spagna e in Italia l' aloe vera, in Svezia il ginseng, in Grecia una pasta ottenuta dalle foglie di ulivo, in Islanda l' angelica. Che la cura "verde" sia motivata soprattutto dal malessere psicologico sembra indicarlo la gravità della malattia degli intervistati: al primo posto c' è il tumore al pancreas, seguito da quello del fegato, delle ossa, del cervello. L' importanza del disagio psichico trova conferma in una ricerca del Dana-Farber Cancer Institute di Boston, pubblicata qualche anno fa sulla rivista New England Journal of Medicine, secondo la quale le donne operate di cancro al seno che si rivolgevano alla fitoterapia, o all' omeopatia e all' agopuntura erano quelle che vivevano con maggiore angoscia la loro malattia. Nella prevenzione Effetto placebo a parte, quali evidenze ci sono oggi di una reale utilità delle erbe nella patologia tumorale? «Esistono certezze sull' efficacia di certe costituenti delle piante nella prevenzione della malattia - risponde Firenzuoli, autore di Fitoterapia, guida all' uso clinico delle piante medicinali (Masson Editore) arrivato alla terza edizione e del recentissimo Erbe, istruzioni per l' uso (Tecniche Nuove editore) - . Il licopene, pigmento rosso dei pomodori, protegge dal tumore della prostata, ma ricercatori dell' università dell' Illinois hanno dimostrato che il consumo quotidiano di pomodori influisce positivamente anche sull' evoluzione della malattia in atto, effetto dimostrato dall' abbassamento dei valori di Psa (una delle spie del peggioramento del tumore). L' aglio, impiegato tradizionalmente in fitoterapia come cardioprotettore, sembra capace di giocare un ruolo importante nella prevenzione del cancro allo stomaco e al colon. Uno studio recente condotto in Cina, in Cangshan, ha messo in relazione la bassa incidenza di questo tumore con l' elevato consumo di aglio degli abitanti rispetto ad altre regioni di quel Paese». I benefici terapeutici Ma sul fronte della terapia, le piante medicinali hanno un effetto per lo meno adiuvante, possono contrastare gli effetti collaterali della chemioterapia? «E' il campo dove le prove di efficacia sono più consistenti - risponde ancora Fabio Firenzuoli -. Di due piante medicinali è certo il beneficio nel combattere la stanchezza dovuta ai trattamenti chemio e radioterapici: il Ginseng e l' Eleuterocco, detto quest' ultimo anche il Ginseng indiano di cui si utilizzano gli estratti. Entrambi questi preparati di fitoterapia stimolano il sistema immunitario. Ma anche dell' Astragalo sono dimostrati effetti analoghi: studi recenti hanno messo in evidenza che può contrastare l' immunosoppressione indotta dalla radio e dalla chemioterapia, con il vantaggio, rispetto agli altri due, di non dare effetti collaterali. Le preparazioni a base di gel di Aloe, infine, sono efficaci nel trattamento delle lesioni cutanee da radiazioni, ma anche per prevenirle. La Valeriana ha un effetto sedativo utile in questi malati e per combattere la depressione funziona bene l' Iperico. Molti altri preparati per fitoterapia sono oggi allo studio in tutto il mondo: si tratta di un settore della ricerca in grande espansione anche se per molti di questi, i test si svolgono sulle culture cellulari in laboratorio con risultati interessanti, ma ancora lontani da una possibile applicazione clinica. Il vischio, ad esempio, sta dimostrando una attività tossica diretta su linee cellulari cancerose umane, riferibile al suo contenuto in lectine; le epigallotechine gallato presenti nelle foglie del Tè verde sembrano capaci di inibire l' angiogenesi, la capacità del tumore di garantirsi nella sua crescita i vasi indispensabili a nutrirlo. Ma per una terapia nell' uomo il passo è lungo». Che queste ricerche abbiano ancora bisogno di un lungo lavoro in laboratorio lo dimostra anche la scarsa attenzione che dedica loro il Centro nazionale per la medicina alternativa e complementare americano (NCCAM), il distaccamento dei National Institutes of Health che dopo un attenta analisi stanzia fondi federali per studi clinici in questo ambito. Istituito nel 2000, con sede a Bethesda, l' Istituto in questi anni ha finanziato studi che hanno dato risultati importanti, come la dimostrazione dell' efficacia dell' Iperico (l' erba di San Giovanni) nella depressione e dell' agopuntura nell' artrite. Ma le ricerche attualmente in corso su diversi piante medicinali (Ginkgo Biloba, Ginseng, Echinacea e Valeriana) non riguardano possibili impieghi nei malati di tumore. Internet Informazioni pericolose Una ricerca sui siti in lingua inglese ha scoperto che vengono propagandati rimedi ancora sperimentali D ei seicento milioni di utilizzatori di Internet in tutto il mondo, il 40% circa vi si rivolge per motivi di salute. E, stando una ricerca condotta nel 2001 dal Pew Internet & American Life Project, all' interno di questo gruppo, il 48% "naviga" per trovare informazioni sulle cure complementari. Considerando che i prodotti indicati da questi siti non impongono la ricetta medica, l' influenza della rete sulle scelte terapeutiche delle persone può essere rilevante. Ma qual è la qualità dell' informazione di medicina alternativa su Internet, soprattutto per la cura dei tumori? Poco documentata e approssimativa. Lo ha scoperto un' indagine condotta dall' Università di Exeter, in Gran Bretagna, pubblicata su "Annals of Oncology". I ricercatori hanno selezionato trentadue siti in lingua inglese e li hanno analizzati in modo accurato. Le proposte di cura sono discutibili: come "terapia certa per il cancro" ricorre con grande frequenza il vischio, tanto da posizionarsi al quinto posto nella graduatoria dei trattamenti più consigliati. In realtà, gli estratti di questa pianta, pur oggetto oggi di molti studi (è stata dimostrata la loro attività tossica su cellule leucemiche in laboratorio) non sono ancora disponibili in forma standardizzata. Con l' aggravante che espongono ad effetti collaterali di un certo rilievo. IL MALESSERE PSICHICO Sembra la spinta più forte verso le terapie complementari: lo dimostra la gravità della patologia, per lo più in fase avanzata, di chi ricorre a cure «verdi» LA STANCHEZZA E' dovuta alla chemioterapia, ma può essere contrastata con estratti di Ginseng e di Eleuterocco. Analogo l' effetto che si ottiene con l' Astragalo Legge attesa L' erboristeria ora al Senato La legge sull' erboristeria potrebbe essere licenziata dal Parlamento entro l' estate. Intanto è entrata in vigore la direttiva europea per la registrazione dei fitoterapici A rriveremo finalmente alla sospirata legge sull' erboristeria? Il testo, approvato alla Camera dei deputati nel marzo dello scorso anno, è approdato in Senato e, secondo il suo relatore, Roberto Ulivi, di Alleanza Nazionale, potrebbe essere licenziato prima dell' estate. Intanto è in via di applicazione la direttiva europea, approvata nel marzo dello scorso anno, che stabilisce una procedura di registrazione semplificata a livello comunitario per i prodotti di fitoterapia, che ne favorirà anche il libero mercato all' interno dell' Unione. Secondo la nuova procedura, i requisiti di qualità da rispettare non includeranno le prove d' efficacia e sicurezza indispensabili per le medicine, cioè test preliminari sull' animale da esperimento e studi sui pazienti. Per dimostrare l' efficacia e la sicurezza della pianta medicinale, sarà sufficiente che le aziende esibiscano le prove di un suo impiego (senza che abbia provocato danni alla salute) da almeno trent' anni; di questi quindici all' interno della Comunità Europea. Per entrare nell' iter di registrazione, il preparato dovrà contenere solo ingredienti a base di erbe. L' eventuale aggiunta di vitamine o di minerali sarà ammessa se la loro azione è sinergica a quella del prodotto fitoterapico. L' indicazione d' uso, inoltre, dovrà essere tale da non richiedere la supervisione del medico (si tratta di prodotti da banco). Necessaria, infine, la definizione del dosaggio e della via di somministrazione. La direttiva europea sollecita anche la creazione di un comitato permanente per le piante medicinali presso l' Emea, l' Agenzia europea per la valutazione e l' autorizzazione dei farmaci, che ha sede a Londra. Il suo compito sarà quello di studiare ed approvare una lista di piante che possono essere commercializzate per la fitoterapia. La direttiva ha il pregio di armonizzare la legislazione a livello europeo (solo Francia e Germania avevano finora qualcosa di simile). Corre, però, il rischio di mettere in soffitta qualsiasi ricerca clinica su larga scala sulle piante medicinali, come sottolinea Peter De Smet, dell' Istituto scientifico dei farmacisti olandesi, in un editoriale appena uscito sul "New England Journal of Medicine".
Porciani Franca


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